«Sono passati sei mesi dal ritrovamento dei quadri di Castelvecchio al confine tra l’Ucraina e la Moldavia. Dal furto, sabato 19 novembre, sarà trascorso un anno esatto. Le tele sono ancora in possesso del presidente ucraino Petro Poroshenko nonostante il suo ambasciatore in Italia, Yevhen Perelygin, il 3 luglio abbia dichiarato che l’iter burocratico per il rimpatrio delle opere era concluso. Da allora, dei quadri di Castelvecchio, non se ne è più saputo niente, fino al 30 settembre, quando il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto sapere da Israele che sarebbero rientrati entro la fine di novembre. Alla scadenza manca poco ma non disperiamo che ciò possa accadere». Lo dichiara il giornalista Alfredo Meocci che assieme al Presidente della Società Belle Arti di Verona Gianni Lollis nelle scorse settimane aveva redatto un “manifesto” per la restituzione dei quadri rubati. «Abbiamo sottoposto il manifesto alla cittadinanza» sottolinea Meocci «al solo scopo di fare pressioni sulle istituzioni affinché i capolavori potessero tornare a Castelvecchio. Lo abbiamo fatto in modo discreto, senza manifestazioni pubbliche. Abbiamo deciso di bloccare la raccolta di firme alla cifra simbolica di mille e le abbiamo spedite al ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. È stata una composta, ma decisa, manifestazione popolare senza strumentalizzazioni. Convinti come siamo che la cultura sia l’anima di un popolo. Anche questo vuoi dire essere padroni a casa propria e non essere sudditi di nessuno». «Al manifesto» aggiunge Lollis «sia in forma cartacea che digitale hanno aderito anche dalla Francia, dalla Germania e dall’Inghilterra. Una signora ha voluto appoggiare questa iniziativa perfino da Singapore. Non vogliamo polemizzare con nessuno, ma è passato troppo tempo ed è ora che i quadri ci vengano restituiti al più presto».