Migliaia di veronesi dovranno fare i conti a breve con la ristrutturazione del proprio appartamento. Lo prevede la direttiva europea sulle case green per ridurre a zero le emissioni inquinanti e che deve essere recepita dal nostro Governo entro breve.
Saranno infatti almeno 130 mila, secondo le stime dell’Ance, l’associazione costruttori, gli edifici residenziali di Verona e provincia che avranno bisogno di interventi di miglioramento per l’efficientamento energetico perché costruiti prima degli anni Ottanta.Saranno i più urgenti, poi ci saranno gli edifici costruiti tra il 1980 e il 2000 e quelli del nuovo millennio che dovrebbero avere criteri di efficienza migliori.
Ma quanto costerà tutto questo? Per migliorare l’efficienza energetica di un appartamento e consentire di passare da una classe F o G a una classe almeno D sarà necessario investire dai 30 ai 70 mila euro, spiega Carlo Trestini, presidente di Ance. Due le date da tenere a mente: dal primo gennaio 2028 dovranno essere a emissioni zero gli edifici pubblici (ospedali, scuole e così via); dal primo gennaio 2030 dovranno essere a zero emissioni tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione.
Entro il 2050 il patrimonio edilizio intero dovrà essere a emissioni zero. Come? Con pannelli solari, caldaie a condensazione e non a gas, pompe di calore, nuovi infissi, cappotto termico e così via.
Una rivoluzione per chi, come gli italiani e i veronesi in particolare, sono in larghissima maggioranza proprietari di un’abitazione e hanno sempre investito sul mattone. Una rivoluzione che arriva dopo l’esperienza per molti spetti controversa del Superbonus. Ma questa volta chi paga?
Ne parliamo con Carlo Trestini, presidente di Ance.
Presidente Trestini, come giudicate la direttiva europea sulle case green?
“Abbiamo accolto positivamente questa direttiva europea perché va nel senso del recupero degli edifici e del miglioramento energetico con un efficientamento del patrimonio edilizio, fonte importante degli investimenti degli italiani e dei veronesi”.
Prevista una spesa dai 30 ai 70 mila euro
Tra il dire e il fare però…
“Esatto. Se l’intenzione della direttiva europea è buona, resta da capire come sarà l’attuazione in Italia perché i risultati dipenderanno da due fattori: come il Governo recepirà la ditrettiva e come verrà inteso il miglioramento energetico degli edifici. Se cioè si parte subito, o tra due anni; se si andrà per step decidendo che intanto possono bastare pochi miglioramenti o se si deciderà di procedere a migliorie complete. Perché potrebbe anche essere che ci si accontenti di migliorare entro il 2030 le abitazioni che oggi sono in classe F e G, le più basse”.
Insomma, potrebbero esserci step parziali: sarebbe sufficiente?
“Secondo noi no, anzi abbiamo paura che si verifichi questo e si facciano solo interventi parziali che non risolvono il problema. L’ideale sarebbe iniziare il prima possibile dagli edifici più energivori in particolare quelli pubblici, poi procedere con gli edifici privati”.
Ma sono interventi di efficientamento energetico che richiedono molti soldi: quale sarà la leva finanziaria per aiutare Comuni e privati? Si rischia un nuovo buco tipo Superbonus?
“L’altro aspetto fonte di preoccupazione è proprio quello della necessità di aiuti finanziaria che non ripetano gli errori del Superbonus, ma che puntino alle agevolazioni al credito, alle detrazioni fiscali, che vengano previsti mutui verdi, facilitazioni per gli oneri comunali e così via. Insomma, la normativa sulle case green va accompagnata da premialità finanziarie decise dal Governo, di stampo pubblico perché non tutte le famiglie hanno le disponibilità finanziarie per migliorare la propria abitazione”.
Avete stimato quale potrebbe essere la spesa minima per migliorare il risparmio energetico di una casa?
“Secondo le prime stime per fare un intervento completo serviranno dai 30 ai 70 mila euro per una unità abitativa di 100 metri quadrati. In ogni caso, gli interventi di base sono due: il cambio della caldaia (da quella a gas alla pompa di calore o a quella a condensazione-ndr) e la sostituzione dei serramenti”.
Ma perché un privato dovrebbe fare questa spesa? Scatterà un obbligo di legge?
“Non ci saranno obblighi di legge almeno per ora. Però il problema vero è che se l’abitazione non è stata migliorata dal punto di vista del risparmio energetico, finisce fuori mercato. Il suo valore immobiliare è destinato a crollare. Già oggi abbiamo visto che i prezzi delle nuove abitazioni sono cresciuti nel 2022 del +8% e nel 2023 del +6%. Le abitazioni già esistenti invece hanno avuto un incremento del valore pari allo 0%. Già ora la ricerca è orientata sull’immobile nuovo ed efficentato; il vecchio non ammodernato non ha mercato. E dal 2030 i nuovi edifici dovranno essere ad emissioni zero”.
“Prima si comincia meglio è per tutti”
Ma potrebbe verificarsi il caso per cui in un condominio ci siano appartamenti già efficientati e altri mai migliorati: chi valuta la classe energetica?
“Si deve richiedere l’uscita di un professionista abilitato alle valutazioni energetiche degli edifici, che valuti sia il condominio che il singolo appartamento. Proprio per evitare queste situazioni sarebbe il cso di trovare a livello governativo formule che consentano di garantire bonus edilizi in base al reddito e alle tipologie degli edifici”.
Ma a fronte di tanto lavoro nell’edilizia, è prevedibile che si ripropongano i problemi scoppiati con il Superbonus per cui non si troveranno materiali, ci saranno rincari fortissimi e le imprese saranno tutte occupate?
“Proprio per evitare questi pericoli sarebbe il caso che gli interventi per le case green venisse spalmata sul maggior numero di anni possibile, quindi prima si parte meglio è. Noi vorremmo cominciare a muoverci, ma manca ancora il recepimento della direttiva da parte dell’Italia. Se si partisse ora, tutto sarebbe gestibile. Se ci si riducesse a fare tutti gli interventi negli ultimi due anni, potrebbe sì verificarsi un problema di mancanza di imprese, aumento dei costi e distorsioni del mercato edilizio. Per questo noi chiediamo che già da ora il Governo accolga la direttiva europea e decida come intervenire e con quali step e quali leve finanziarie saranno garantite. In ogni caso entro il 2026 ogni Governo della Ue deve preparare il suo piano di efficientamento edilizio. Certo, se fosse già pronto nel 2024 avremmo due anni in più per spalmare gli interventi”.
Cosa ne sarà degli edifici storici e vincolati?
“E’ un aspetto che va deciso proprio nel piano”.
Il suo consiglio per chi volesse acquistare casa ora?
“Indirizzarsi su immobili con classe energetica B o superiore. Questi non dovrebbero essere interessati dalla direttiva europea sulle case green o lo saranno in modo molto ridotto”.
M. Batt.