Case di riposo, l’emergenza non passa In graduatoria ci sono quasi 1.500 anziani in attesa di un ricovero. Pesanti aggravi

La situazione delle case di riposo è grave, gli aumenti della componente alberghiera della retta intervenuti già a partire dalla fine del 2022 sotto forma di contributo al caro energia e poi continuati nei primi mesi del 2023 per effetto dell’applicazione dell’adeguamento Istat di ben 7,8 punti, hanno aggravato in maniera ormai insostenibile la condizione economica dei famigliari chiamati ad integrare le somme a carico dei propri cari spesso non autosufficienti. Parliamo di aggravi compresi tra i 1.860 euro all’anno (5 euro al giorno) fino ai 5.580 euro all’anno (15 euro al giorno).
In graduatoria attualmente ci sono 1.486 persone, anziani in attesa di un ricovero. Non va dimenticato il problema del grande e grave fabbisogno di personale, specialmente di tipo medico e infermieristico. C’è quindi l’assoluta necessità di rinforzare il servizio e aumentare il numero delle impegnative. Negli ultimi anni, se prendiamo a riferimento le quote per la componente alberghiera stabilite dal Comitato dei Sindaci del Distretto 1 e 2 dell’Ulss 9 (Verona Città e dell’Est Veronese) i valori a carico delle famiglie sono lievitati dai 50-55 euro al giorno del periodo pre-crisi, ai 54-60 euro riconosciuti a partire dalla fine di aprile 2022 (deliberazione numero 4 seduta del 7 aprile 2022) fino agli attuali 60-70 euro al giorno (deliberazione numero 2, seduta del 6 marzo 2023).
“Ci sono arrivate decine di segnalazioni di famiglie in difficoltà – ha detto Adriano Filice, segretario Spi Cgil Verona -. La situazione va dunque affrontata con urgenza ma in modo condiviso, trasparente, organico ed evitando inutili guerre tra poveri. In questa gravissima situazione che grava sulle famiglie, ma anche su chi gestisce le case di riposo, registriamo una colpevole assenza politica della Regione Veneto che nell’ultimo Dgr destina a pioggia finanziamenti assolutamente inutili (170 mila euro per il Festival dei Luoghi misteriosi del Veneto) e non dedica l’attenzione necessaria al sostegno di migliaia di persone non autosufficienti. Deve essere chiaro che quando la politica regionale si vanta di non mettere le mani nelle tasche dei veneti, ad esempio rinunciando alla piena applicazione dell’addizionale regionale irpef, aggrava la condizione delle famiglie più in difficoltà perché rinuncia ad adeguare i servizi al reale fabbisogno”.
Secondo alcuni studi, l’applicazione di un sistema a scaglioni per quanto riguarda l’addizionale regionale Irpef permetterebbe di incamerare fino a 300 milioni di euro all’anno, distribuendo il carico fiscale (l’attuale aliquota del 1,23% uguale per tutti potrebbe salire fino al 3,3% graduato per scaglioni) tra chi ha di più.
Va ricordato inoltre che il Veneto è rimasta l’unica regione a non aver approvato una riforma delle Ipab in grado di rimettere queste strutture al passo con i tempi.
“Parallelamente – conclude Filice – all’intervento a sostegno delle case di riposo, è necessario procedere con il potenziamento delle reti di assistenza domiciliare, oggetto della nuova legge sulla non autosufficienza di cui attendiamo con grande attenzione i decreti attuativi previsti tra la fine dell’anno e l’inizio del 2024. Non vorremmo, infatti, che questa fosse una riforma senza finanziamenti”.