Aveva 24 anni, era papà da due mesi. Aveva già vinto molto e molto avrebbe vinto ancora, Fabio Casartelli. Tre anni prima aveva vinto l’oro a Barcellona, alle Olimpiadi, nella corsa in linea. E anche da prof, s’era già fatto vedere.
Il 18 luglio 1995 si stava correndo la quindicesima tappa del Tour de France, da Saint-Girons a Cauterets. Verso mezzogiorno, mentre il gruppo dei corridori scendeva il Colle di Portet-d’Aspet verso Ger-de-Boutx, a una velocità di circa 80 km/h, si verificò una caduta collettiva, dopo una curva maledetta.
Anche Casartelli rimase coinvolto: perse il controllo della bicicletta, sbatté violentemente la testa contro un paracarro e restò a terra esanime. Subito soccorso dal dottor Gérard Porte, fu trasportato in elicottero all’ospedale di Tarbes, dove morì poco dopo senza aver mai ripreso conoscenza. Il giorno dopo, il Tour neutralizzò la tappa che venne corsa in gruppo, con i compagni della Motorola davanti a tutti. Una delle pagine più nere della storia del ciclismo mondiale.