Ti ricordi, Zigo, quando arrivasti a Verona? “Non ci volevo venire” hai detto spesso. “Ero a Roma e stavo bene, ma non sapevo che cosa mi aspettava…”.
Ti ricordi, ti portarono in Valpolicella “…e scoprii l’Amarone, che mi fece innamorare di Verona” dici sempre con una delle tue battute.
Ti ricordi, quando zio Uccio ti lasciava dormire un paio d’ore in più. E Logozzo andò dal mister chiedergli perchè. Valcareggi, di mondo, gli disse: “Perchè lui è Zigoni”.
Ti ricordi, quando stavi in camera con Guidolin e al mattino gli dicevi “portami in camera la brioche e il cappuccino”. E lui te li portava, “…perchè ero un ragazzo e lui era già un grande”, ha sempre detto Guidolin.
Ti ricordi, quando Valcareggi ti disse, “…oggi, Zigo, vieni in panchina con me”. C’era la Fiorentina, tu lo guardasti dicendo “mister, ma senza di me perdete…”. E per fargli un dispetto, andasti in panchina con la pelliccia e il cappello da cowboy.
Ti ricordi, quando ti voleva l’Inter e ti offriva 90 milioni l’anno, tre volte di più di quelli che prendevi al Verona. Ma a Fraizzoli, presidente dell’Inter, tu dicesti ”no, grazie, io resto a Verona, dobbiamo tornare in A”.
Ti ricordi, quel giorno col Milan che voleva festeggiare la stella e tu guardasti lo stadio, tutto rossonero, e dicesti a Mazzanti “…oggi vinciamo noi”.
Ti ricordi, Zigo, tutto questo? Le partite, le corse in macchina, i gol, le “notti brave”, le partite con gli “occhi stiracchiati”, le mani sui fianchi, l’aria stralunata, i capelli spettinati. E l’urlo del Bentegodi. E lo striscione in curva.
Caro Zigo, i miti non invecchiano mai…