Il caso del batterio killer tiene sempre banco. “Non vorrei che qualche responsabile della sanità regionale tirasse un sospiro di sollievo, innanzi alla notizia che il batterio che ha ucciso e colpito gravemente un centinaio di neonati nell’ospedale veronese di Borgo Trento forse si annidiava in un rubinetto” afferma Manuel Brusco, M5S..
“Non diamo la colpa al personale sostenendo che avrebbe dovuto usare acqua sterile: è da film dell’orrore che per tre anni l’acqua potabile in un ospedale fosse contaminata!
E’ evidente che sono mancati i controlli preventivi. E adesso, Zaia non prenda i n giro quei poveri genitori. Ha il potere e il dovere di prendere subito provvedimenti”.
Molto duro anche Michele Bertucco, Verona e Sinistra in Comune: ”“Carenza di cultura infettivologica”, mancanza di una “coerente visione mutidisciplinare”, protocolli di terapia vecchi del 2017, non aggiornati secondo le ultime acquisizioni della ricerca epidemiologica: secondo la Commissione ispettiva per il Citrobacter sarebbero queste le mancanze che hanno portato il personale medico a sottostimare la portata dei primi segni dell’epidemia di citrobacter all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento. Non, dunque, la sbadataggine o la leggerezza di qualche operatore, ma mancanze strutturali nelle procedure operative laddove, ad esempio, esse non specificano l’uso dell’acqua sterile in luogo dell’acqua di rubinetto (che sappiamo essere stata contaminata, non solo dal citrobacter, attraverso i frangigetto) oppure laddove non prescrivono l’igienizzazione delle mani con soluzioni alcoliche. Una tragica beffa in tempi in cui, a causa della pandemia da Coronavirus, Amuchina e gel disinfettante sono diventati prodotti di uso comune.
Dal Presidente della Regione Zaia ci aspettiamo un ruolo più attivo: non basta che faccia da “passacarte” con la Procura della Repubblica, che è benissimo in grado di acquisire tutti i documenti necessari. Da Zaia ci aspettiamo che approfondisca e risolva le vistose e gravi lacune organizzative e procedurali evidenziate dalla relazione, affinché meccanismi simili non possano ripetersi in altri contesti. Queste criticità non appartengono certo ad una sanità che possa dirsi di eccellenza.”
Infine, da registrare anche l’intervento di Giandomenico Allegri, sempre del Pd: «Se da un lato bisogna capire perché la formazione sugli operatori non ha dato risultati, dall’altro le tempistiche del caso Citrobacter lasciano basiti: il primo dei quattro casi di neonati uccisi dal batterio letale è del 2018 e viene chiedersi se non esista un protocollo che preveda di avvertire l’Azienda Zero all’istante». Secondo Giandomenico Allegri, candidato consigliere Pd alle elezioni regionali, «manca una procedura che metta in evidenza i problemi, sia nell’ottica di intervenire e trovare le soluzioni sia in quella di avvisare i cittadini».
«Con il caso-Citrobacter Verona è finita su tutti i giornali nazionali ma il Veneto non può scaricare tutto sulla gestione a livello locale.