“Sermoni sulla regolarità degli incarichi da parte del consigliere Flavio Tosi, no grazie. Mentre il direttore artistico Carlo Mangolini è stato sia scelto sia confermato tramite un regolare bando pubblico, il cui avviso di selezione è stato pubblicato come prevede la normativa nei tempi e nei modi, in passato invece erano all’ordine del giorno i percorsi fantasiosi per far liquidare compensi di 30 mila euro a chi, per legge, doveva essere a titolo gratuito”. Questa la replica dell’assessore alla Cultura Francesca Briani alle accuse mosse da una parte della minoranza.
“Negli anni passati, l’allora sindaco, avrebbe potuto fare un regolare bando visto che, come afferma assieme alla consigliera Daniela Drudi, ci sono tanti professionisti e operatori qualificati a Verona. Noi abbiamo fatto una selezione aperta a tutti, come quella che abbiamo da poco concluso e che, al contrario di quello che vorrebbero far credere, era talmente evidente che sono arrivate domande da Agrigento e da Bologna. Siamo orgogliosi che sia stato riconfermato il direttore Mangolini. Ha preso in mano il sistema teatrale del Comune di Verona pochi mesi prima del Covid. E, per due anni, nonostante la pandemia e le incertezze dell’ultimo minuto, ha tenuto vivi i nostri teatri, con stagioni di eccellenza che hanno motivato e sostenuto un intero comparto, attirato a teatro i giovani che da anni erano totalmente assenti e dato nuovo impulso all’offerta culturale cittadina, nel segno dell’innovazione e della multidisciplinarietà. L’Estate Teatrale Veronese è stato un “unicum” a livello nazionale sia nell’estate 2020 che in quella 2021. Il Grande Teatro e l’Altro Teatro, saltati l’anno scorso per le chiusure governative, quest’anno stanno registrando un ottimo successo di pubblico. Tosi, invece, vorrebbe mettere a confronto questi miracoli con quello che succedeva prima. Senza dire, ad esempio, che i numeri non possono tornare dato che i posti al Teatro Romano da 1.700 sono diventati 310 nel 2020 e 540 nel 2021 per le misure anticontagio. Un paragone assurdo che non regge. Così come l’attacco alla fattiva collaborazione con i soggetti teatrali regionali, che da sempre contraddistingue il modus operandi della città di Verona, avveniva anche sotto la sua amministrazione. Anzi, con Tosi, il Comune di Verona in quanto socio di Fondazione Atlantide–Teatro Nuovo, entrò attraverso questa Fondazione addirittura quale socio del Teatro Stabile del Veneto, anche con un passaggio in giunta”.
Tosi aveva affermato che “l’offerta culturale a Verona è scarsa”. E aveva contestato l’operato del direttore Mangolini, “che negli ultimi due anni ha di fatto “appaltato” l’Estate teatrale veronese a Venezia (lui è dipendente del Teatro Stabile del Veneto), e che è stato rinnovato per altri tre anni grazie a un bando invisibile e pubblicato per pochissimo tempo. Tutto legale, per carità, ma fortemente scorretto”.