Poche righe, ma bastano. “Alberto Malesani è stato a Casteldebole per una lezione di calcio ai tecnici rossoblù”, ha scritto la Gazzetta dello Sport nei giorni scorsi.
Sì, avete letto bene: Alberto Malesani. “Il miglior allenatore che io abbia avuto” ha detto anche ieri Michele Cossato. Il “dimenticato” Alberto Malesani. “Ormai sono fuori dai giri” diceva qualche tempo fa.
Forse sarebbe il caso di riparlarne, perchè Alberto Malesani è stato (è?) un grande allenatore, Anzi, prima ancora, un grande insegnante di calcio. “Uno dei migliori che il calcio italiano abbia avuto negli ultimi anni” confessò un giorno anche Fabio Cannavaro. L’aveva avuto al Parma, “dove qualcosa ho vinto” ricorda giustamente Malesani.
Eppure va così, non sempre il pallone rotola dalla parte giusta. Così, Alberto Malesani è finito troppo presto ai margini del calcio che conta, bollato da etichette frettolose e sbagliate. Di sicuro ha pagato un prezzo troppo alto al fatto di essere un po’ naif, fuori dagli schemi, senza santi in paradiso e procuratori amici, “perchè le cose che ho fatto le ho sempre fatte da solo”.
Da solo era passato dall’Olimpia Domiro al Chievo, da solo s’era fatto largo, fino ad arrivare alla serie C. Poi, la serie B, laFiorentina, il Parma, il suo calcio a volte visionario, sempre “in avanti”. La zona, il pressing, l’aggressività, concetti che nel suo calcio ci sono sempre stati. Certo, ha pagato qualche volta dazio. Qualche volta avrà pure sbagliato. Ma (quasi sempre) dov’è passato, ha lasciato un segno. In questo calcio che brucia tutto in fretta e troppo in fretta dimentica, giusto ricordarlo, l’Alberto di San Michele. Ieri insegnante di calcio. Oggi insegnante di…enologia. In alto i calici, cin cin.