Mai prima d’ora Zaia e Sboarina erano stati così duri nei confronti del governo. Il tono rimasto è pacato, ma il contenuto è stato perentorio. Il dpcm emanato dal governo ha decretato la chiusura totale di palestre e piscine, almeno fino al 24 novembre, e fortissime limitazioni a ristoranti e bar. Stop alla vita sociale e allo sport. I locali pubblici ne escono massacrati, perché se è vero che non è stato imposto lo stop poco ci manca. “Il tema degli assembramenti non ha niente a che fare coi ristoranti” ha detto il governatore del Veneto. “Avevo chiesto di insistere di più nel contenimento delle aggregazioni all’aperto, che prescindono dalle attività. Penso che le manifestazioni di protesta degli imprenditori debbano essere guardate con rispetto. Gli imprenditori non hanno mai gettato bombe carta. Le mie critiche a queste scelte del governo”, ha proseguito il governatore, “non hanno una componente politica, e non sono basate nemmeno sulla sottovalutazione del virus. Sono semplicemente obiettive. Fosse stato un dpcm contro gli assembramenti lo avrei firmato in bianco, ma questo dpcm in 26 pagine si contraddice: che senso ha che un ristorante crei problemi e un museo no? E’ una scelta politica, non epidemiologica. Mi chiedo perché non ci sono i centri commerciali. Io difendo la cultura, ma non si capisce la base per la scrittura del dpcm. E non è irrilevante che tutte le Regioni, assieme, si siano schierate contro”, ha evidenziato. Capitolo scuola. Zaia è stato altrettanto diretto: “Avevo pronta un’ordinanza in cui c’era scritto il 50% di didattica a distanza, ma oggi firmo un’ordinanza per la chiusura al 75%, non ho alternative, ma non ce l’ha nessuno dei miei colleghi. Lo trovo assurdo. La mia ordinanza non toccava le attività produttive, ma quelle scolastiche e la formazione professionale. Entrerà in vigore da dopodomani, non da domani, perché non voglio mettere nei casini le scuole”. Il sindaco di Verona è stato altrettanto deciso: “Per certi versi è incomprensibile. E’ vero che bisogna tutelare la salute dei cittadini, soprattutto le categorie più fragili, ma bisogna pensare anche alle realtà economiche. Possiamo fare critica, ma possiamo fare poco: chiudere ristoranti, bar e pub dalle 18 illogico. E’ il momento in cui lavorano di più. E’ un macigno su questi settori: era stata fatta la proposta di chiudere alle 23 ma non è stata ascoltata. Questo punto va cambiato. Io posso fare quello che posso”. E ancora: “E’ assurdo chiudere piscine e palestre: è più pericoloso un corso di danza o che i ragazzi giochino al parco tutti insieme? Sui mercati stiamo valutando provvedimenti per evitare assembramenti. Ormai non è più una sensazione: dopo 7 mesi è una certezza. Questo governo naviga a vista.
Redazione