Caro Ciccio,
lo sai che i campioni non invecchiano mai? Quelli come te giocheranno sempre nel cuore della gente, non smetteranno mai. Quelli come te, campioni veri, in campo e anche fuori, saranno sempre giovani e forti, non pensare al tempo che passa, a quello che si porta dietro, alle rughe che ti lascia, a tutto il resto. Quando dici Ciccio Mascetti, vedi occhi lucidi, sorrisi sinceri, affetto, riconoscenza, gratitudine. Com’è giusto che sia, per chi ha attraversato, come te, mille stagioni.
Caro Ciccio, lo sai che quelli come te restano sempre giovani? Perché in fondo, tu fai restare giovani tutti, quelli che ti hanno visto giocare, quelli che ti hanno conosciuto nei racconti, quelli che di te han solo sentito parlare. Tu sarai sempre quello là, con la fascia di capitano al braccio, classe da vendere, personalità, senza bisogno di alzare la voce. Tu eri il leader dello spogliatoio, perché eri forte in campo, ma eri forte anche fuori. Perché eri serio, sempre in prima fila. Perché volevi bene alla maglia e la gente questo lo capiva. Ai tifosi mica devi andare a spiegarle queste cose. Le capiscono e basta.
Caro Ciccio, sai che resterai sempre nella storia del Verona? Pe tutto quello che hai fatto in campo, ma anche per quello che hai fatto dopo. TU e l’Osvaldo, mamma mia che roba… Voi, avete costruito uno scudetto, l’avete disegnato, prima solo nei sogni, poi sul campo. Tu e l’Osvaldo, mamma mia che nostalgia. In due, eravate. Mica come oggi, che ci sono decine di personaggi, voi eravate in due. Tu e l’Osvaldo. Vi guardavate e avevate già capito. Senza bisogno di parole, chè l’Osvaldo ne diceva poche e tu non è he cercassi le interviste e le luci dei riflettori.
Caro Ciccio, sai che per quelli come te il tempo si è fermato? Tu sarai sempre quello del gol al Genoa, il più bello del campionato. O quello del gol di Napoli, quando Garonzi pagò premio doppio e pensare che l’aveva promesso solo perché pensava che non avreste mai vinto. Tu sarai sempre quello là, un campione che non smetterà mai di regalarci emozioni. Basterà ripensarti in campo, rivederti giocare, sarà sempre come allora.
Caro Ciccio, il tempo è malandrino, a volte cattivo, lo è stato anche con te. Oggi non puoi neanche avvertire l’affetto di una città che domanda di te con discrezione. Sottovoce. Che soffre con te, la tua famiglia. Che vorrebbe dirti quanto ti ha voluto bene e quanto te ne vuole. Quanto te ne vorrà sempre. Per quello che sei stato, per quello che sei. Uno di noi. Un amico. Di quelli che non han bisogno del cognome. E neanche del nome. Per gli amici, basta un diminutivo. Ciao Ciccio, grazie di tutto.
di Raffaele Tomelleri