Caro Chievo,
io non dimentico. Ricordo tutto, ma proprio tutto. Fin dal primo giorno, in cui arrivai e fui presentato. Eravamo in B e nessuno pensava a quello che stava iniziando.
Una storia bellissima, una delle più belle che il calcio italiano abbia vissuto negli ultimi vent’anni. Un quartiere che fa impazzire l’Italia, che sta in testa alla classifica, che se la gioca alla pari con tutti, che arriva fino in Europa.
E in quella prima stagione di A, io continuo a pensarlo, se non fossero accadute “cose strane”, forse si poteva davvero pensare allo scudetto. Giocavamo un calcio bellissimo, fuorigioco alto, pressing, aggressività, coraggio. Noi possiamo dirlo, caro Chievo. Eri avanti di vent’anni, rispetto a tutti.
Ma soprattutto, ci divertivamo un mondo. A Veronello arrivavano da tutto il mondo, in certi giorni sembrava di stare a Cinecittà. Emittenti dal Giappone, dagli Stati Uniti, dall’Arabia Saudita.
Sembrava un sogno, era una Favola vera e noi ci stavamo dentro per davvero. La stavamo scrivendo e, forse, non lo sapevamo neppure. Ci riusciva tutto, perchè tutto era semplice, a misura d’uomo. Un Presidente innamorato, un Direttore come Sartori che sapeva starsene in disparte e c’era solo se serviva, poche cose, ma tutte al punto giusto. Il segreto era quello. Era tutto trasparente, tutto alla luce del sole.
Da lì, è iniziato un ciclo che forse è irripetibile, ma che tu, caro Chievo, hai regalato alla tua gente e all’Italia intera. Diciassette anni di serie A, con un paio di viaggi in Europa (e lì, anch’io ho qualche rimpianto…), con una presenza forte, continua.
E anche quando siamo retrocessi (un punto solo, ci mancava…) sei risalito con la forza delle idee, con la bravura della società e la semplicità che ti è sempre stata amica.
Poi, succede nel calcio e nella vita, qualcosa ha cominciato a non essere più lo stesso. Probabilmente, hai commesso anche qualche errore, certo. Ci sta. Chi non commette mai errori, alzi la mano. Forse, (ma io vedo le cose da lontano…) per rimediare hai preso inconsciamente strade diverse da quelle solite.
Forse, hai incontrato sulla tua strada anche gente che non era degna di te, della tua storia, del tuo percorso. Succede, anche questo. E per restare a galla, forse, hai alzato troppo l’asticella. No, non credo ai complotti, non esiste. Sei stato per tanti anni motivo d’orgoglio. Un esempio per tutti. Di pulizia, trasparenza, coraggio. Io penso semplicemente che questo sia un passaggio a vuoto, un momento di riflessione, com’è successo a tante squadre.
Ma so che tornerai. So che il presidente Campedelli, “passata la nuttata”,
tornerà a lottare come ha sempre fatto. E riscoprirà il gusto della rivincita.
Sì Chievo, tornerai dov’eri e quel giorno sarà bellissimo. Sappi che io sarò sempre con te. Tiferò sempre Chievo. E quel giorno, quando succederà, io e gli altri della Favola, ci saremo.
Gigi Delneri