Cariverona, vincitori e vinti. Sfide e nodi per Giordano L’elezione a nuovo presidente dell’imprenditore voluto dall’uscente Mazzucco non placa il dibattito su ruolo e statuto della Fondazione

Siamo a bocce ferme, o così almeno può sembrare, ma invece il processo che ha portato al rinnovo della presidenza della Fondazione Cariverona con l’elezione a maggioranza dell’imprenditore Bruno Giordano fortemente voluto dall’uscente Alessandro Mazzucco continua a far discutere in città. Ultima, ma non ultima, la presa di posizione pubblicata ieri della Fondazione Bellisario che lamenta la carenza di rappresentanza femminile negli organismi appena rinnovati, osservazione che era stata avanzata anche dal sindaco di Verona Damiano Tommasi.
Ma tanti sono i retroscena di questa elezione che ha visto confermata la forza del presidente uscente Mazzucco, riuscito a far eleggere il “suo” nome a dispetto delle altre forti candidature che giocoforza si sono ritirate. E nel dibattito entra in modo diretto il tema dello statuto che da più parti si chiede di modificare, urgenza ribadita più volte dagli ambienti del centrosinistra che speravano in un’azione più determinata del sindaco Tommasi confidando che potesse modificare quel piano inclinato indirizzato verso l’elezione di Giordano. Centrosinistra che ha dovuto anche subire a Vicenza lo smacco della terna del sindaco Giacomo Possamai restituita al mittente.
E quello del rapporto con gli enti locali è subito uno dei temi che balza in evidenza, perché da più parti è stato evidenziato come si sia allentato il rapporto con gli enti territoriali laddove l’azione della Fondazione dovrebbe andare incontro al bene comune, al sociale, all’emergenza casa o all’emergenza anziani, alle urgenze delle comunità di riferimento che hanno fatto ricca la Fondazione.
Aspetti che sono passati, secondo molti osservatori, in secondo piano a fronte di una priorità conferita alla redditività del patrimonio, alla massimizzazione del profitto come dice qualcuno, alla vendita di immobili, trasformazioni in hotel di superlusso delle vecchie sedi bancarie, vendite persino di aree di sosta per fare reddito, richieste di affitto o sfratti per enti benefici.

Restano aperte molte partite. E ferite

Il tutto per arrivare al superamento degli interventi assistenziali, perché la Fondazione, si dice in via Forti, non è un ente di beneficenza. Ma gli enti locali sono in difficoltà proprio nei servizi sociali, nelle emergenze abitative, sul fronte della povertà, dell’emarginazione e chiedono aiuto. Chi glielo darà?
Per questo a fronte di un vincitore, cioè Mazzucco con Giordano, molti sono gli sconfitti. E molte sono le partite che ancora resteranno aperte.
Per esempio, un candidato forte che ha dovuto ricredersi sul sostegno di certi ambienti è sicuramente l’avvocato Fulvio Cavalleri, già presidente dell’aeroporto, reduce da importanti incarichi nazionali, esponente dell’Opus Dei, che aveva tentato di arrivare alla presidenza di Cariverona anche in passato.
A un certo punto delle trattative sembrava essere in pole position, poi qualcosa è cambiato nell’aria e i sostegni sono venuti meno.
Ha sorpreso poi che l’aspetto sanitario-universitario sia venuto meno quando sembrava uno dei filoni più forti: lo ha capito bene l’ex ad del Sacro Cuore di Negrar, oggi direttore generale per la ricerca scientifica Mario Piccinini che in virtù dell’ampio mondo (cattolico, sociale, assistenziale, medico) che avrebbe rappresentato, aveva ricevuto rassicurazioni e sostegni per la scalata alla presidenza. Ma pure lui si è scontrato con i giochi di ruolo e alla fine si è ritrovato escluso.
Il fatto è che la sua sarebbe stata sicuramente una presidenza non in linea con la continuità e questo probabilmente ha avuto il suo peso.Resta da capire se si farà e se sarà garante di continuità a questo punto la annunciata staffetta di Bruno Giordano con il rettore Pier Francesco Nocini che potrebbe diventare presidente di Cariverona quando concluderà il mandato accademico.
Una manovra inedita, che non si è mai vista finora e difficile anche da concretizzare, seppure andrebbe a riprendere quel filone accademico-sanitario tanto caro a Mazzucco.
E avrà qualche strascico anche il derby che si è consumato all’interno di Confindustria Verona dove Bruno Giordano che ne è un esponente godeva di sostegni, ma dove una parte dell’associazione aveva lanciato l’idea di candidare Andrea Bolla, già presidente di Confindustria Verona e con importanti incarichi nazionali, nonché presidente e ad di Vivienergia.

Da Veronafiere a Castel S. Pietro: che fare?

Il nuovo presidente Giordano, con l’aiuto di Mazzucco alle spalle, dovrà gestire anche tutte queste ricadute interne, affrontando nel contempo le grandi partite esterne.
Per esempio il rapporto con il Comune di Verona per il Piano Folin che prevede la trasformazione urbanistica in hotel di superlusso del quadrilatero di via Rosa-via Garibaldi, la gestione del patrimonio immobiliare, il rapporto con l’associazionismo e il territorio, le partite editoriali con l’ingresso in Nem, gli investimenti in ricerca e sanità, le sinergie con le università, il sistema dei bandi, le richieste del territorio dalle Diocesi alle Soprintendenze alle Ulss. E poi l’utilizzo degli edifici monumentali come Castel San Pietro e i Palazzi Scaligeri ancora vuoti: dovranno essere messi a reddito pure questi?
E il rapporto con Enrico Marchi patron di Save e Nem dopo la vendita delle quote del Catullo e l’ingresso nella cordata di giornali?
E quale ruolo giocherà la Fondazione di Giordano con gli enti economici come Veronafiere (24,08% delle quote) e Veronamercato (circa il 3,6%)? Tornerà in Fondazione Arena?
Di fronte a tutte queste partite sarà interessante capire da quale parte si rivolgerà Cariverona e quale rapporto riuscirà a stabilire con la politica, dal centrodestra che governa a Roma e a Venezia al centrosinistra che ha in mano Verona, Vicenza e Padova.
Perché se la vittoria è sempre la migliore medicina, certe ferite lasciate dalla recente battaglia avranno bisogno di tempo per rimarginarsi.
mbatt