Cariverona, tanti settori dimenticati

Spettabile Cronaca di Verona, leggendo i vostri articoli sull’elezione del nuovo presidente di Fondazione Cariverona, Bruno Giordano, al netto dei redazionali preconfezionati e inviati ai giornali dallo stesso Ente, mi pare interessante approfondire alcuni temi, che suggerisco.
La governance. Abbiamo un “presidente imprenditore”, circondato da un cda composto quasi esclusivamente da altri imprenditori usciti dall’ambiente Confindustria. Ma a Verona e negli altri territori il terzo settore conta così poco da non essere rappresentato?
La parità di genere. E’ già stato sottolineato dalla fondazione Bellisario: una sola donna in CdA (peraltro l’unica che abbia un’esperienza del “sociale”) e pochissime donne nel Consiglio Generale. Nel 2024, con un CdA che resterà in carica fino al 2028, lo ritenete un buon segnale?
Il mondo della povertà. Le prime dichiarazioni del nuovo presidente (per carità, la prima impressione è sempre sbagliata, dicono…) dimenticano il sostegno al disagio, alla povertà, agli svantaggiati, agli ultimi. Si parla sempre di innovazione, di green, di progresso. Possiamo sperare che Fondazione di Verona non si dimentichi delle questioni rilevanti dei territori e delle persone, come riescono benissimo a fare Cariplo, CRT, Compagnia San Paolo e le altre?
Il rapporto con le Istituzioni. Nella Fondazione Cariverona sono, formalmente, rappresentate tre Diocesi. Tanto formalmente che i bandi emanati tendono ad escludere gli enti religiosi come possibili beneficiari, privilegiando ogni altro tipo di ente (o impresa) come capofila di progetti che poco attengono alle realtà parrocchiali (come la carità, le attività giovanili, il sostegno agli anziani, il restauro artistico di chiese e opere d’arte).
Provare per credere..!
Tra le valutazioni sull’insediamento dei nuovi organi, si può educatamente far presente che questa ci sembra una deriva “elitaria”?
La Cronaca di Verona, che leggo e apprezzo da anni, per favore non perda la bella abitudine di fare (e farvi) delle domande.
Rodrigo De Triana
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Non si preoccupi, caro lettore: sul tema del rinnovo dei vertici della Fondazione Cariverona la Cronaca, che lei gentilmente dice di seguire da tempo, ha dato conto di tutti i malumori presenti in molti ambienti della città non certo sui nomi proposti ma sul percorso seguito per arrivare al rinnovo. Ponendosi e ponendo anche molte domande sulla reale partecipazione degli enti coinvolti e dei settori cittadini più svantaggiati alla formazione della nuova governance e all’accesso dei contributi.
Più volte è stato sottolineato come le priorità della città, con le sue emergenze sociali, che vanno dall’assistenza agli anziani, alle nuove povertà, alle fasce sociali sempre più emarginate, al problema della casa non sempre coincidano con le priorità scelte dall’istituto di via Forti negli ultimi anni.
E una Fondazione più vicina al territorio è stata la richiesta emersa un po’ da tutti gli enti locali e crediamo che il nuovo presidente Bruno Giordano dovrà tenerne conto e sicuramente lo farà.
Non c’è appunto solo il tema della rappresentanza di genere all’interno degli organismi di Cariverona, ma un più generale tema legato alla visione di città e di territori sulla quale si vuole incidere, al di là delle riconversioni urbanistiche del centro storico di Verona con il piano Folin e l’hotel Marriott. Una visione che ha privilegiato l’urgenza della redditività: tutto deve rendere profitto, dagli immobili alle partecipazioni negli enti economici. Ma le risposte dei territori dimostrano che forse questa non sia l’impostazione migliore. Certo, ci vuole sguardo lungo e capacità di scrutare i nuovi orizzonti, proprio come faceva Rodrigo De Triana, il marinaio spagnolo imbarcato sulle navi di Colombo che dalla coffa della Pinta avvistò per primo le coste della nuova America.
Non è vero caro lettore?