Si è aperto, finalmente verrebbe da dire, il dibattito in città sul rinnovo della presidenza della Fondazione Cariverona, l’istituto finanziario più importante e potente della città, vera e propria cassaforte del territorio, erede della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, protagonista in molte realtà economiche di Verona. Ma questo ruolo da protagonista a volte non è stato interpretato fino in fondo per diverse scelte strategiche, come nel caso dell’aeroporto Catullo dove per esempio si è preferito vendere la quota minoritaria. Oppure nella Fondazione Arena, da cui Cariverona si è sfilata. E’ invece in piena attività di Fiera ed è entrata come player nelle cordate editoriali, una vera novità.
Entro venerdì, quando si riunirà il Consiglio generale (quello uscente, non quello rinnovato) si dovrà dunque scegliere il successore del presidente Alessandro Mazzucco che dopo due mandati non è più rieleggibile.
I nomi in campo ormai sono due, entrambi con forte radici nel mondo confindustriale: Bruno Giordano, imprenditore della Bassa che sta investendo molto in nuove tecnologie rinnovabili e nell’idrogeno in particolare e Andrea Bolla, presidente e ad di Vivienergia. Le consultazioni, gli incontri, le telefonate si accavallano in queste ore per cercare di arrivare a una scelta che come è tradizione sia la più condivisa possibile, con una elezione all’unanimità, evitando la creazione in Consiglio generale di una maggioranza e una minoranza.
Bruno Giordano gode dell’indicazione diretta del presidente Mazzucco (è già in consiglio) ma su Bolla ci sono ampie convergenze sia cittadine che di altre province. Non dimentichiamo il peso che hanno anche il Comune e la Curia di Vicenza. Ma a tante adesioni corrispondono astensioni e timori.
Difficile pensare a un recupero di altre candidature emerse nelle scorse settimane come quelle di Mario Piccinini del Sacro Cuore di Negrar o dell’avvocato Fulvio Cavalleri
Quale sarà il punto di caduta? Riuscirà il Comune con il sindaco Tommasi a far sentire la sua voce?
Si riuscirà a trovare un nome forte su tutti i fronti che l’impegno di presidente della Fondazione richiede e cioè quello economico, sociale e culturale?
In ogni caso l’auspicio che sta emergendo dal dibattito e dalle riflessioni cittadine è uno solo: cambiare lo status quo.
Come dice Federico Testa, professore universitario di Economia e Gestione delle imprese nonché presidente di Agsm-Aim, c’è “la necessità di rivedere profondamente lo Statuto di Fondazione Cariverona”. La Fondazione è erede della Casse di Risparmio il cui modello era quello “della partecipazione dei risparmiatori e del coinvolgimento delle comunità”. Quindi adesso “logiche del tipo qui decido io sono totalmente estranee a quei principi, e negli anni si sono potuti constatare i danni di questi atteggiamenti” che si sono tramandati: da Paolo Biasi che era soprannominato Re Sole a oggi. “Serve un presidente che risponda alla città”, è la sintesi di Testa e che mandi in archivio vecchi sistemi.
Zanotto: “Basta con il sistema feudale”
Ma dietro la richiesta di cambiare lo statuto della Fondazione Cariverona, la spinta che sta crescendo per modificare le procedure e le regole, sottintende un cambiamento più profondo che potrebbe in realtà mandare in archivio quella classe dirigente e quei circoli ristretti che hanno deciso le sorti della città negli ultimi quindici anni almeno. E ora si intravede la possibilità di rompere quella campana di vetro e per questo è forte il pressing sul sindaco Tommasi, che guida la maggioranza progressista, affinché si faccia interprete e protagonista di questa spinta di rinnovamento.
Lo spiega bene l’ex sindaco Paolo Zanotto alla Cronaca di Verona: “L’auspicio di un cambiamento è finalizzato al fatto che le procedure consolidate vengano superate. E prima di tutto va modificato lo statuto che è stato fatto su misura per far sì che il presidente succeda a se stesso”.
Zanotto non nasconde che siamo in una fase delicata: “Siamo in una fase storica nella quale c’è l’occasione per un rinnovamento deciso, perché la continuità può anche essere un limite allo sviluppo e alle relazioni per questa città. Verona è ancorata a meccanismi del passato che non la fanno crescere come potrebbe mentre altre città corrono. Ecco, secondo me c’è l’occasione di mettere in archivio un sistema din funzionamento che può essere un freno”.
E’ un ragionamento che va indietro nel tempo, al di là della gestione del professor Alessandro Mazzucco. “Prima di lui c’è stato chi ha generato proprio questo sistema feudale, questo mostro. Ma con il passare del tempo la Fondazione che almeno aveva dei rapporti con gli enti locali si è via via allontanata dai rapporti con i territori, privilegiando solo alcuni settori di proprio interesse, vuoi la Medicina, l’innovazione, l’ambiente. Ma ci sono larghi settori che sono trascurati”.
Per esempio?
“E’ evidente che le emergenze dei nostri territori non sono nell’ordine del giorno di Fondazione Cariverona, almeno in questo momento. Penso all’aumento degli anziani nella nostra società mentre non c’è alcun piano per dotarsi di nuove strutture a loro dedicate; penso al terzo settore,, all’emergenza casa, all’aumento del disagio sociale. Ecco, questo rapporto con il territorio è andato perduto ma deve essere la missione della Fondazione”.
E rapporto con il territorio vuol dire partecipare anche ai suoi enti economici. Invece sia da Fondazione Arena che dal Catullo, Cariverona si è sfilata…. Ma qui il gioco lo dovrebbe condurre il Comune di Verona.
“Penso che Fondazione Cariverona, su sollecitazione del Comune, potrebbe rientrare tra i soci sostenitori della nostra Fondazione lirica; Cariverona era tra i soci fondatori, ha poi abbandonato il sostegno finanziario alla più significativa istituzione culturale verones. E il nuovo presidente dovrà con coraggio proporre la modifica dello Statuto: è necessario che in futuro, a differenza di quanto avverrà nei prossimi giorni, il nuovo presidente venga nominato dal nuovo Consiglio Generale, e non dal vecchio Consiglio scaduto.. Andrà quindi superato un illogico sistema feudale, inconcepibile in ogni organismo contemporaneo, in cui i nuovi consiglieri non possono scegliere il loro presidente, che sarà invece espressione di consiglieri non più rappresentativi”.
Già ma chi sarà il nuovo presidente? Quale sarà il punto di caduta dopo questi giorni di stallo?
Non si escludono sorprese.
mbatt