Mai fermo un attimo, Gigi Fresco: “Sto facendo un po’ di footing, mi metto le cuffiette e parliamo”.
E mai banale nel dirti le cose, con l’agenda sempre fitta di impegni anche mentre si concede una corsetta: “Scusami, rimani in linea un secondo…”. Non è semplice rintracciarlo al telefono, ma quando può ti racconta, come fa un padre, della sua Virtus. Rimanendo sempre se stesso. Ed in
fondo è proprio questo il segreto del suo successo, che lo vede da una vita “anema e core” dei rossoblu. Una figura emblematica, ormai conosciuta in tutta Italia per la sua genuinità. Domenica nella trasferta di Lecco è arrivato un pareggio che ha lasciato l’amaro in bocca, sintomo però che la sua squadra sta bene e che finalmente è tornata a macinare calcio come sa. “Sai esser tra le uniche tre squadre in tutta Italia, a non aver mai vinto nelle prime nove partite, non è che mi piacesse molto, fortuna che poi ci siamo sbloccati”.
Gigi, come se lo spiega l’inizio difficoltoso?
Sicuramente qualche in punto in più me l’aspettavo, però non è che avessimo fatto prestazioni
sbagliate o tante sconfitte, in realtà avevamo raccolto più pareggi di quanto dicesse realmente il campo.
Ora le cose vanno decisamente meglio…
Anche da Lecco siamo tornati con buone sensazioni. Noi stiamo bene, la condizione di Nalini che
migliora, il recupero di Amadio e l’inserimento di Halfredsson, hanno portato quello che ci mancava. Speriamo che la contusione di Emil, non sia nulla di che.
Domenica arriva il Trento, che dopo un buon inizio è reduce da quattro sconfitte consecutive. Come la state preparando?
Son le partite più pericolose queste in realtà. E’ vero che sono una neopromossa e vengono da un brutto periodo, però hanno dell’individualità importanti come Pasquato. Noi stiamo scegliendo il modulo da usare e cercheremo di attaccarli alti.
Obbiettivi a medio e lungo termine?
Ora siamo ad un punto dai playout e a uno dai playoff: l’obbiettivo è allontanarci dalla zona a rischio e salvarci. E poi ci piacerebbe migliorare i risultati della passata stagione.
L’abbiamo vista anche cantare nella festa al “Gavagnin”, dopo il Fiorenzuola.
Sì, quella è una tradizione che c’è da sempre, e visto che mancava il giocatore di lunga data, mi son messo io. Lo dovevo ai nostri tifosi, che ci hanno fatto una splendida sorpresa.
EffeErre