Cantina di Soave, vino e territorio L’azienda conta 2000 soci viticoltori, 6400 ettari di vigneti e oltre 120 anni alle spalle

2000 soci viticoltori, 6400 ettari di vigneti. Oltre 120 anni alle spalle. Numeri che si intersecano con una storia di espressione delle principali denominazioni del territorio veronese. Una storia che persegue un impegno che è insieme economico e sociale, traducendosi in un benessere condiviso, e racconta del senso di responsabilità di una cantina nei confronti del territorio. È Wolfgang Raifer a narrarci la storia della cantina di cui è Direttore Generale: Cantina di Soave.
Quando e come è nata Cantina di Soave?
Cantina di Soave è nata nel 1898, quando alcuni viticoltori della zona hanno deciso di unire le forze attraverso una gestione comune. Oggi, grazie alla sua grande famiglia di oltre 2000 soci viticoltori che coltivano 6400 ettari di vigneti, la Cantina è espressione di tutte le principali denominazioni veronesi ed è interessante notare come, dopo oltre 120 anni, sia rimasto immutato il senso di responsabilità della Cantina nei confronti del territorio.
Cosa è possibile trovare nei vostri vini?
I nostri vini sono autentiche espressioni del proprio territorio. Grazie ai nostri più di 2000 soci possiamo disporre di uve di proprietà: questa è la nostra più grande garanzia di qualità.
Quali sono gli elementi che vi contraddistinguono?
La Cantina è da sempre espressione di tutte le principali denominazioni del territorio veronese, a partire dal grande vino bianco Soave, passando dallo spumante Lessini Durello, fino ad arrivare ai gioielli enologici della Valpolicella e della zona del lago di Garda. L’altro grande elemento che ci contraddistingue è la filiera completa dal grappolo alla bottiglia. Avere il controllo di tutto il processo ci consente di mantenere sempre alti i nostri standard di qualità e di soddisfare un mercato sempre più esigente e complesso in Italia ma anche all’estero, dove oggi esportiamo circa la metà della produzione, in circa sessanta Paesi.
Guardando al futuro… cosa intravedete?
Ci auguriamo che si concludano questi anni turbolenti, la pandemia, la guerra e l’incertezza a livello globale che ovviamente ne deriva. Da parte nostra, continueremo a investire sui nostri marchi, e sulle nostre denominazioni che sono da sempre il nostro più grande patrimonio e ci stanno dando grandi soddisfazioni. Abbiamo appena ultimato il rebranding del nostro spumante Lessini Durello, sia nella versione charmat che metodo classico riserva e, per quanto riguarda il breve-medio termine, abbiamo in programma delle novità per quanto riguarda l’assortimento dei vini fermi destinati alla grande distribuzione: l’obiettivo è sempre quello di porre maggiormente l’accento su tipicità e territorio. Un altro progetto che stiamo portando avanti insieme ad alcuni dei nostri soci viticoltori è quello biologico, una sfida iniziata qualche anno fa e in corso di implementazione: dalla vendemmia 2021 abbiamo 120 ettari certificati BIO, principalmente di Soave Classico, Soave DOC e Valpolicella DOC. Dalla vendemmia 2023 prevediamo di averne circa 200.
Quali sono i tre concetti su cui si fonda la filosofia dell’azienda?
Denominazioni del territorio, uve di proprietà, filiera completa dal grappolo alla bottiglia.
Mi descriverebbe il vino maggiormente rappresentativo della vostra azienda?
Non c’è un vino che ci rappresenta di più, piuttosto direi che sono le nostre grandi denominazioni che ci rappresentano: Soave, Valpolicella, Lessini Durello, Bardolino, Custoza e Garda.

Stefania Tessari