Proprio allo scadere del trentesimo anno di vita, il Parco Regionale della Lessinia si trova al bivio: da una parte una seconda vita, dall’altra il de profundis. La dura contrapposizione, emersa in queste ultime settimane, tra gli amici e i nemici del Parco, ha rischiato di buttare l’intera Lessinia nel tritacarne, in un guazzabuglio senza più nè capo nè coda. La proposta di riduzione del Parco e modifica della zonizzazione, cioè trasformazione di alcune aree del parco (protette) ad aree contigue (meno protette), ha sollevato una mobilitazione tanto spontanea quanto diffusa a difesa dell’integrità dell’intera Lessinia. Messi alle strette dal vasto clamore sollevato, i proponenti della modifica hanno iniziato a fare marcia indietro, prima annunciando qualche emendamento sopressivo, e poi, avallati dal Presidente della Regione, arrivando a dire che tutta la proposta sarebbe stata ridotta, lasciando in piedi solo i confini georeferenziati. “Per definire la nuova planimetria con i confini (che restano gli stessi indicati nella Legge istitutiva del 1990, con variazioni che vanno da pochi centimetri a pochi metri, in base ai nuovi strumenti di analisi del terreno fatta in quota)”, dicono Mao Valpiana e Alberto Tomiolo, proponenti della Legge istitutiva del Parco regionale della Lessinia, “non serve una nuova legge, soprattutto se eventuali modifiche di zonizzazione vengono per ora lasciate cadere ed eventualmente affidate all’Ente Parco che sarà rinnovato dopo le elezioni regionali della prossima primavera. Detta così”, continuano, “sembrerebbe dunque una dichiarazione di pace che lascia la situazione com’è, senza modifiche, rinviando l’intero dibattito sul futuro del Parco alla prossima legislatura regionale, questione di pochi mesi. Sarebbe davvero una vittoria di tutti. Diciamo “sarebbe” perchè in politica i fatti contano di più delle parole. Gli atti conseguenti da fare sono o il ritiro formale della proposta o la sua decadenza di fatto lasciandola in Commissione senza portarla in Aula. Quest’utima strada sembra essere la più facile e la più indolore anche per i proponenti. Resta il fatto che il fronte di coloro che hanno spinto e volevano le modifiche e la riduzione delle aree del Parco, si è frantumato. Alcuni sindaci si sono sfilati, altri hanno ritenuto esagerate le forzature fatte, altri ancora preferiscono fermare le bocce, lasciar passare il clamore, e riprendere il lavoro dopo le elezioni. Probabilmente sarà quest’ultima posizione ad avere la meglio.E ne siamo contenti”.