«Se dovessi spiegare chi è e di cosa si occupa un urbanista, direi innanzitutto che si tratta una figura importantissima. Il
suo campo d’azione, oltre alla pianificazione della città nel presente, riguarda il prefigurare quali possano essere le linee guida di sviluppo nel futuro».
Abilitato alla professione di architetto da ormai 40 anni e pianificatore territoriale dal 2000, Gian Arnaldo Caleffi è stato ex assessore all’urbanistica di Verona e ricopre attualmente il ruolo di Presidente del Rotary Club di Verona Sud dedicato all’architetto Michele Sanmicheli.
Tra i suoi lavori più significativi spicca il Parco della Cultura Urbana, col quale, assieme ad alcuni colleghi ha vinto un importante premio per un concorso di progettazione bandito dal Comune di Verona.
Caleffi spiega come la professione di urbanista si trovi in qualche modo in equilibrio tra
due forze assai diverse tra loro: le competenze tecniche e la sensibilità politica.
“Se la progettazione di un edificio è qualcosa di puramente tecnico, la scelta di come sviluppare adeguatamente un territorio ha ben altre esigenze”. Anche se di tanto in tanto tendiamo a dimenticarcene, “il territorio è un qualcosa di totalmente pubblico. Il concetto di
proprietà non fa parte della realtà urbana. Le decisioni su come sviluppare una certa porzione di territorio competono sì agli enti locali, i quali però non devono dimenticare che il braccio di ferro con l’urbanista deve concludersi alla pari”.
Nulla di facile, soprattutto se si tratta di gestire le aree di una città come Verona.
“Benché ci sia l’abitudine di pensare a Verona come una città di stampo romano, va specificato invece – ricorda Caleffi – che Verona è anche romana, ma è soprattutto d’impronta medievale. Tre zone su quattro del centro storico della città sono proprio medievali. Conoscere queste caratteristiche base della città è il minimo per comprenderne problemi ed esigenze”.
Recentissimo, il problema allagamenti dovuto alle bombe d’acqua. “Certamente non ci è concesso evitare il verificarsi dei tornado. Quello che però andrebbe fatto, se non vogliamo che una simile devastazione si ripresenti, è limitarne gli effetti”.
Parola d’ordine: prevenzione. Rifare l’intera rete di smaltimento delle acque, oltre che puntare ciclicamente sulla
manutenzione dei tombini e dei canali di scolo. Tutti lavori che andrebbero fatti con una certa urgenza.
Altro problema che Verona ha dovuto affrontare in seguito al fenomeno temporalesco del 23 agosto è stata la grandissimamoria di alberi. Non potendo prevenire il fenomeno, bisognerebbe piantumare alberi che siano maggiormente in grado di resistere ad un evento atmosferico tanto importante. Inoltre, a proposito di aree verdi, si discute da anni di realizzare una sorta di foresta attorno all’autostrada, in modo che vengano contenute polveri sottili e rumori.
“La nostra città sta cambiando pelle”
“Verona deve uscire dal suo provincialismo. Deve essere più ambiziosa. Non si possonoaspettare decenni per vedere realizzate opere importantissime per il benessere collettivo”.
Caleffi ne è certo: “la città sta cambiando pelle. Lo stesso rapporto simbiotico col fiume Adige è mutato drasticamente nel corso dei secoli”.
A cambiare, in ultimo, è sicuramente il rapporto dei veronesi col centro storico. “Da zona residenziale, si è tramutata in sede di numerose attività terziarie come banche e importanti uffici. Ora, queste attività commerciali sono state nuovamente spostate verso la provincia e ad oggi il centro storico è oggetto di una grande invasione turistica (B&B, alberghi, ecc…)”.
Quello che Caleffi si auspica, “è che il centro torni a ripopolarsi anche di residenti, e che si possano attuare nuove strategie turistiche per valorizzare una delle più belle città italiane e nel mondo”.
V.R.
Vanessa Righetti