Il suo inconfondibile timbro di voce è rimasto immutato.
Anche se sono passati quasi quarant’anni.
Ma per tutti i tifosi gialloblù Silvano Fontolan – definito da Valentino Fioravanti “la quercia di Garbagnate” – rimane per tutti lo stopper dello scudetto.
C’era anche lui, infatti, in quella squadra che nel lontano 1985 arrivò a conquistare, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli, il titolo di Campione d’Italia.
E poche settimane fa, quando ha messo piede sul terreno del Bentegodi, non ha resistito alla commozione davanti alla manifestazione di affetto del popolo dell’Hellas.
«Tornare al Bentegodi è stata un’emozione incredibile. Vedere tutta questa gente che si ricorda di me mi ha veramente commosso».
Quest’anno ha sofferto anche lui per la salvezza del “suo” Verona.
«Ero molto preoccupato – confessa – per come stava andando il campionato. Una preoccupazione che è aumentata dopo il mercato di gennaio, con una squadra completamente rivoluzionata.
Baroni è stato molto bravo, compiendo una piccola impresa.
La salvezza è soprattutto merito suo».
Per Fontolan la festa è doppia se contiamo anche la promozione in A del Como, club dove è cresciuto e dove ha giocato per otto stagioni.
«Sono molto contento che il Como sia tornato in A dopo tantissimi anni. Lì sono cresciuto, ho giocato e ora ci vivo. Como e Verona rappresentano le squadre più importanti della mia carriera».
Proprio dalle rive del Lario spiccò il volo verso Verona, assieme a Volpati e Guidetti.
«A volermi a Verona fu mister Bagnoli che era stato mio allenatore a Como. E fu ancora più bello giocare ancora insieme con Volpati e Guidetti, già miei compagni di squadra».
Ancora non sapeva che in gialloblù avrebbe potuto coronare uno dei sogni di ogni calciatore italiano: quello di vincere lo scudetto.
«Eravamo simpatici a tutti e nessuno ci calcolava. Poi, quando hanno visto che iniziavamo a fare sul serio era oramai troppo tardi».
C’è una partita di quella stagione che conserva nei ricordi in maniera particolare.
«Sì, è quella con la Fiorentina, quando all’inizio del secondo tempo segnai il gol del pareggio. Ai miei compagni dissi “Adesso vinciamo lo scudetto”. Nessuno mi diede del matto. Anzi, iniziammo a capire che quello sarebbe stato il nostro anno».
DOPPIO EX DI VERONA-INTER
Fontolan è anche uno dei tanti doppi ex di Verona-Inter.
«A volermi all’Inter fu Bersellini che, come Bagnoli, mi aveva allenato negli anni di Como. Non fu però una stagione particolarmente fortunata. Anche per colpa di un infortunio che mi costrinse a spostarmi a Salsomaggiore per curarmi, feci solo 13/14 presenze. In quell’anno i nerazzurri posero le basi che li avrebbero portati la stagione successiva a vincere lo scudetto ma io a fine campionato tornai a Como. Lo scudetto – ancora naturalmente non lo sapevo – lo avrei vinto anni dopo a Verona, per quella che rimane la soddisfazione più grande della mia carriera».
Gli rimane, forse, il rammarico di non averla potuta chiudere a Verona.
«Ci fu probabilmente un malinteso. Dopo cinque stagioni i dirigenti avevano capito che io volessi andare via. In realtà non era così ma tant’è. Andai ad Ascoli e alla fine del campionato furono loro a non confermarmi. Decisi, quindi, che era giunta l’ora di smettere con il calcio giocato».
Il prossimo anno, con entrambe le squadre in A, Como-Verona sarà anche la sua partita.
«Non farò il tifo per nessuno, sono troppo legato a tutte e due. Sono, invece, molto contento che la gente di Verona si ricordi ancora di me».
Calciatori, e uomini, come il “Fonto” il popolo gialloblù li rimpiangerà sempre. Non li dimenticherà mai.
Enrico Brigi