Nella champions league dell’attrattività di giovani talenti nessuna regione italiana è testa di serie. Il Veneto si piazza al 58° posto preceduto dalla Lombardia che si ferma comunque al 38° posto.
E’ questa una delle parti principali del Rapporto Nord Est che è stato presentato a Verona.
La prima uscita è dedicata al RAI (Regional Attractivness Index) elaborato dai ricercatori Shira Fano e Gianluca Toschi. Il RAI è basato su una serie ampia di variabili disponibili per le regioni europee. Ne emerge la classifica di attrattività, in cui le regioni italiane cominciano ad apparire in terza fascia, lontane dalle prime, e poi si sgranano in quarta e perfino in quinta fascia. Non si tratta, però, di una classifica fine a se stessa, perché la costruzione del RAI consente di individuare in quali ambiti si evidenzia il maggiore ritardo italiano e quindi quale politiche, pubbliche e private (imprese), sia opportuno mettere in campo per frenare l’emorragia di giovani talenti italiani e/o aumentare l’arrivo di altrettanti giovani dai Paesi che più attraggono gli italiani.
Cosa rende meno attrattive le regioni italiane?
Negli undici anni 2011-2021 l’Italia ha perso oltre 111mila giovani laureati under 40 a favore degli altri Paesi. Cosa rende meno attrattive le regioni italiane? Questa domanda ha dato il là a un nuovo lavoro della Fondazione Nord Est1. Il confronto con gli altri indici disponibili e il focus sull’attrattività dei giovani (che è uno dei principali filoni di ricerca della Fondazione Nord Est) ha portato a costruire un indice originale di attrattività regionale, e a battezzarlo RAI (Regional Attractivness Index). L’indicatore è calcolato su base regionale e favorisce un confronto europeo lungo l’idea che la Fondazione ha proposto da tempo, utilizzando un paragone calcistico, che le regioni italiane debbano giocare la Champions League, più che accontentarsi di vincere il Campionato italiano. Solo nella lega europea, infatti, si colgono appieno i divari strutturali e le carenze competitive territoriali che frenano lo sviluppo italiano.
Quali sono i Paesi più attrattivi?
Nell’ordine, Lussemburgo (che è un caso speciale e poco significativo), Paesi Bassi e Svezia; seguiti da Irlanda, Germania, Danimarca, Austria, Slovenia e Belgio. L’Italia è su un gradino più basso ed è caratterizzata da una forte dispersione di risultati regionali, che rispecchia il grande divario nei livelli di attrattività di talenti tra le regioni del Nord e quelle del Sud, in cui le differenze di reddito tra le due aree giocano un ruolo rilevante: il basso reddito è un fattore importante che spinge ad andarsene a cercare migliori opportunità altrove.
Nessuna italiana in fascia alta
A seconda del punteggio RAI, le regioni europee sono state suddivise in cinque grandi gruppi: le tre migliori, con RAI oltre 60, Stockholm, l’Ile-de-France (Parigi) e l’Oberbayern (la regione tedesca in cui si trova Monaco di Baviera); la seconda fascia conta 23 regioni con un RAI tra 50 e 60. In nessuna delle due c’è un’italiana, ma undici tedesche, tre olandesi e due belghe; il nocciolo duro dell’Europa (da cui lo UK si è autoescluso).
In terza fascia, con RAI tra 40 e 50 ci sono 79 regioni europee, di cui 11 tedesche, 9 italiane (Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Liguria e Umbria in ordine di RAI decrescente) e 7 olandesi. Nella quarta fascia (RAI tra 30 e 40) ci sono molte regioni della Francia, della Spagna, della Polonia e otto dell’Italia, quasi tutte del Centro-sud (Toscana, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano, Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata e Puglia).
In ultima fascia ecco le rimanenti quattro italiane: Valle d’Aosta, Campania, Sicilia e Calabria.