Ca’ del Bue alimenta il fuoco delle polemiche Il progetto di nuovi forni per essiccare i fanghi, voluto dal presidente Testa, provoca le proteste dei residenti di San Michele e la contrarietà di esponenti del Pd. Ma la maggioranza Tommasi è divisa. Battaggia: “Il problema c’è”. E l’impianto oggi non è redditizi

Come al solito l’impianto di Ca’ del Bue con i suoi forni spenti continua però ad alimentare il fuoco delle polemiche e a bruciare parole e progetti. L’ultimo dei quali è quello di installare bruciatori per eliminare i fanghi civili da depurazione, che rappresentano un grave problema per lo smaltimento perché saranno sempre meno utilizzabili in agricoltura vista la presenza di inquinanti, mentre con una combustione adeguata si ritiene possano essere ridotti in cenere senza gravi problemi. Ma le verifiche sono ancora tutte da dimostrare. E così il progetto proposto da Agsm-Aim con il suo presidente Federico Testa nominato dal centrosinistra sta dividendo soprattutto…il centrosinistra. La maggioranza si sta dividendo in modo sempre più evidente e anche un po’ patetico laddove appare sempre più probabile che si vada alla ricerca del consenso più che di una soluzione tecnico-scientifica-economica che metterebbe anche finalmente questo impianto (che è pubblico) nelle condizioni di diventare redditizio. Per esempio, dopo che il segretario del Pd Franco Bonfante in un incontro pubblico a San Giovanni Lupatoto ha detto che è corretto attendere tutte le verifiche tecniche e le analisi per evitare pericoli per la salute pubblica ma che secondo lui comunque con ragionevole certezza questo impianto non si farà mai, un altro esponente della maggioranza, Alberto Battaggia della lista Damiano Tommasi sindaco, ha pubblicato su Facebook un post dal sapore completamente diverso. “Se il segretario del Pd ha pensato di esprimersi in materia con tanta determinazione, vuol dire che la questione è lungi dall’essere chiusa. Infatti, le posizioni convergenti del presidente Testa di Agsm Aim; della maggioranza di Palazzo Barbieri; del sindaco, sono chiarissime: se le analisi scientifiche non dimostreranno la sostanziale sicurezza sanitaria dell’impianto, l’inceneritore non si farà. “Se”. Ma anche se il “Se” si avverasse, non sarebbe il caso di brindare. Anche senza un impianto che li smaltisca, l’inquinamento da fanghi è vivo ed opera tra noi: nei nostri terreni agricoli, dove viene cacciato arrivando alle falde acquifere; o, più simpaticamente, nelle discariche degli amici europei bulgari o croati, dove viene convenientemente trasportato (tanto non lo sa nessuno…). Bando ai fanghi, benvenute le idee. Ce ne sono altre?”. Il problema infatti è che comunque il problema dello smaltimento di questi fanghi esiste ed è una minaccia per la nostra salute. Ma questa mattina c’è stata un’altra presa di posizione fermamente contraria da parte dell’associazione Cittadini per la tutela del territorio che si occupa di Verona est, San Michele e Basse, con presidente Gianni Giuliari e vicepresidente Maria Cristina Mosconi. La conferenza stampa è stata fatta in Sala Delaini a Palazzo Barbieri alla presenza del consigliere comunale che l’ha prenotata: Fabio Segattini, pure lui del Pd.

Qualità dell’aria è già fuori dai limiti. A breve i parametri saranno resi ancora più stringenti dall’Unione Europea e dall’Oms

E l’associazione ha spiegato le osservazioni sottoscritte da oltre 200 cittadini residenti che si oppongono al progetto di revamping dell’impianto di Ca’ del Bue che Agsm Aim ha presentato in Regione. Primo: la qualità dell’aria che è già fuori dai limiti per Pm10 e Pm2,5, parametri che verranno a breve resi più stringenti dall’Unione europea per allinearli a quelli rigidissimi dell’Oms. ma il tema più delicato è il secondo: la presenza dei Pfas nei fanghi : “l’incenerimento anche a 1.100 gradi non elimina il problema delle molecole di questi inquinanti che possono rimanere nell’aria e nei residui finendo nell’acqua”, hanno affermato Giuliari e Mosconi. “Le prove sperimentali sono state eseguite con strumentazioni posizionate su banconi di laboratorio in condizioni ben distanti da quelle reali”. Servirebbe, sostiene l’associazione, una combustione almeno a 1.400 gradi per eliminare tutte le molecole dei Pfas che come è noto sono sostanze fortemente dannose e di lunghissima durata. Tra le osservazioni, poi c’è anche quella dell’aumento dle traffico veicolare e dei camion nella zona per il conferimento dei fanghi all’impianto. fanghi che secondo l’associazione per il 40% non sono pericolosi e possono essere smaltiti in agricoltura o andare in compostaggio. AGSM e REGIONE. ma qual è lo stato dell’arte e l’iter di questo progetto di revamping che prevederebbe nuovi forni da installare a ca’ del Bue? Agsm da quanto risulta alla cronaca di Verona ha risposto alle osservazioni e alle richieste di chiarimenti della Regione, cui compete l’autorizzazione finale. E potrebbero esserci spazi per andare avanti con l’ipotesi di combustione dei fanghi. Si resta in attesa intanto delle risposte dell’Istituto Superiore di sanità che è stato coinvolto da Agsm Aim per le valutazioni dell’impatto sanitario e solo se arriveranno rassicurazioni positive sotto il profilo ambientale si porterà avanti il progetto. Progetto che viene visto con interesse perché il problema dello smaltimento dei fanghi esiste davvero: oggi finiscono nei campi con serissimi problemi alle falde acquifere: se ci sono Pfas finiscono in acqua. Cosa farne? Stoccarli sui treni e spedirli nell’Europa dell’Est? Buttarli in discarica con gli stessi problemi di percolato? Il problema è talmente serio che il progetto aveva anche suscitato l’interesse di Acque Veronesi che con i fanghi da depurazione deve fare i conti tutti i giorni e i costi di smaltimento finiscono nelle nostre bollette. IMPIANTO NON REDDITIZIO. C’è anche un altro aspetto, quello economico: l’impianto di Ca’ del Bue per il quale sono stati spesi centinaia di milioni di euro con la promessa che avrebbe distrutto i rifiuti, cosa mai avvenuta, non è ancora redditizio per le casse pubbliche. E richiede nuovi investimenti per esempio per migliorare la selezione dei rifiuti, per rendere più automatica la raccolta e la separazione delle plastiche e così via. Intanto forse si riuscirà ad attivare un nuovo asset: la produzione di biometano con un impianto ad hoc per alimentare i bus di Atv e i mezzi di Amia. MB