Il Teatro Ristori sta concludendo il suo ricco cartellone stagionale con un importante anniversario: i dieci anni dalla riapertura. Inaugurato nel 1837 e dedicato ad Adelaide Ristori, attrice italiana dell’epoca, dopo oltre un secolo di attività, nel 1983 chiude temporaneamente i battenti per essere restituito alla città nel 2012. Dieci anni e svariate rappresentazioni, tradizionali e sperimentali, culminate quest’anno in un eclettico cartellone ricco di serate di gala, danza con mix artistici contemporanei e acrobatici, spettacoli per le famiglie, rassegne dentro ma anche fuori, in luoghi simbolici o nelle dimore storiche del nostro territorio. Concepito come “teatro per la comunità”, il Ristori organizza eventi e ospita progetti di soggetti esterni con suggestivi viaggi culturali e sensoriali tra generi diversi. Particolarmente originali le iniziative di “musica visiva” capaci di coniugare sonorità e immagini in un costante dialogo tra ascolto e visione. Nell’attuale stagione, grande interesse di pubblico hanno ricevuto il concerto immersivo “The Space Violin. Visual Concert” del violinista elettrico e cantante Andrea Casta e il racconto “Renoir: la ricerca della bellezza” curato dallo storico e docente Paolo Bolpagni. Costa, considerato uno dei performer sonoro-visivi più richiesti a livello internazionale, utilizza nelle sue esibizioni un archetto luminoso molto simile alla spada laser della famosa saga “Star Wars”. Nelle recenti performance (il doppio concerto di Vasco Rossi a Roma, l’apertura dei Mondiali di Sci Alpino a Cortina e l’inno alla natura “Ice Vibes” nel cuore delle Alpi) il violino e, in particolare, la sua versione elettrica, figlia degli esperimenti jazz e rock degli anni Sessanta, viene proposto dall’artista con un repertorio definito “crossover” che sfrutta idee e materiali non convenzionali, presi in prestito da stili diversi. Dalle rivisitazioni di brani celebri (da David Bowie ai Queen passando per Lucio Battisti e Ennio Morricone) alla pop-dance, le “composizioni a colori” di Casta hanno il pregio di rendere contemporaneo uno strumento altrimenti considerato classico e di adattarlo alle esigenze di ogni fascia d’età. Rientrano nella “musica visiva” anche le ricerche di Paolo Bolpagni legate a un filone scientifico e artistico che indaga i rapporti tra suoni e arti figurative in prospettiva trasversale e multidisciplinare. Così, nello spettacolo dedicato a Renoir (collegato alla mostra “L’alba di un nuovo classicismo” visitabile fino al prossimo 25 giugno a Palazzo Roverbella di Rovigo), ascolto e visione si confrontano, si contaminano e fanno emergere una narrazione suggestiva e multisensoriale. Nel corso della rappresentazione le sonorità si fondono ai testi e alle pitture dell’artista (impressioniste prima e neorinascimentali in una fase più matura) per accompagnare il pubblico in un vero e proprio viaggio di scoperta della “luce mediterranea italiana” ispiratrice di bellezza. L’ibridazione suono/immagine, condividendo linguaggi diversi che entrano in relazione senza gerarchie, ha origini antiche e ci parla di analogie tra colori e note, forme e sonorità. Più recenti sperimentazioni di questa materia si legano a strumenti meccanici, proseguono con l’accompagnamento dei film muti e, attraverso le indagini sui segnali elettronici e sugli effetti luminosi colorati, giungono ai concerti rock degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, alle discoteche, ai festival, ai teatri, alle gallerie d’arte e alle esposizioni internazionali. Anche il cinema contemporaneo è figlio del felice connubio tra arte sonora e figurativa fuse in un’unica opera. In tutte queste rappresentazioni la “musica visiva” suona le immagini, apre le menti in una potente alchimia, segna ritmo e narrazione, fa emergere stati emotivi convergenti ed esperienze multi-sensoriali che consentono di sentire, ascoltare, vedere e guardare.
Chiara Antonioli