Per chi all’epoca non c’era, immaginarsi una partita del genere e capirne davvero l’importanza, non è semplice. Si parla completamente di un altro calcio e nei ricordi sbiaditi prima di consultare il fantastico mondo di internet, si pensa solo allo stacco imperioso di Pelè sul primo gol: poi pensi a Zoff in porta, relegato invece in panchina, e Garrincha non esisteva già più.
Poi, apri il video su youtube a colori con le immagini sgranate, riconosci subito la telecronaca di Nando Martellini e i baffi di Mazzola. Si giocava a Città del Messico, allo stadio Atzeca, e in pochi minuti di sintesi si percepisce la supremazia del Brasile. L’Italia aveva una formazione di tutto rispetto, con Gigi Riva, Rivera, Mazzola, De Sisti, Facchetti, Burgnich e Albertosi in porta. L’allenatore era Valcareggi. Anche il Brasile non era male con Pelè, Jairzinho, Tostao, Rivelino e Gerson.
Ci viene in aiuto Gianni Brera, con le sue parole precise ed illuminanti, nel ricordarci che quella era ancora la finale della Coppa Rimet: “Soltanto un miracolo di indole psicologica, dunque tattica, non certamente tecnica, avrebbe potuto consentire a questa squadra azzurra, valorosa ma anche mediocre, di realizzare sì inimmaginabile impresa. In effetti gli azzurri sono stati anche fin troppo bravi a reggere un tempo quasi in parità”.
Finì 4-1 per i verdeoro, e il momentaneo pareggio di Boninsegna fu più che altro merito della sua scaltrezza, piuttosto che la dimostrazione di una vera solidità di squadra. Il Brasile raddoppiò da lontano con una staffilata di Gerson, completarono poi l’opera Jairzinho e Carlos Alberto.
E ancora Brera: “Con la Germania è stata la vittoria del cuore e anche della fortuna. Il calcio istintivo ci ha portato a un successo che i romantici considerano memorabile. Ho reagito al mio intimo entusiasmo, annotando puntualmente che i nostri errori, la nostra stessa difesa, sopravvalutata dai critici italiani e no, non avrebbe potuto reggere ai brasiliani ”.
Al ritorno a Fiumicino, una folla inferocita aspettò gli azzurri, con cartelli offensivi rivolti a Mandelli, l’assistente di Valcareggi, individuato dai più come principale istigatore dell’esclusione di Rivera sino all’ 84′, nell’affaire “staffetta”.
Sublime poi la chiusura del giornalista pavese: “Oggi ho dettato a braccio come imponeva l’ora tarda per noi e chiedo scusa se mi posso essere ripetuto o comunque se non sono riuscito a penetrare, come tenterò domani, nell’essenza della partita, vinta con relativa facilità dalla squadra più forte”.
Luca Vicentini