L’anno 2016 di Banca Popolare di Vicenza si chiude con 1,9 miliardi di perdita. Il 2015 si era fermato a -1,4 di miliardi; ma adesso, scrive ll Mattino di Padova, pesano un miliardo di rettifiche sui crediti a rafforzamento dei livelli di copertura, in linea con le raccomandazioni Bce che si acuiranno nel 2017, poi ci sono 367 milioni di rettifiche su titoli e partecipazioni dove pesa il recesso della partnership da Cattolica per 300 milioni, più 291 milioni di accantonamenti per rischi legali (la Banca ha chiuso ieri le transazioni al 68% del perimetro). Dopo l’ok dell’assise è stato definito l’atto di citazione per l’azione di responsabilità verso gli ex manager, Cda e collegio sindacale. È poi in avvio una nuova emissione di bond garantiti dallo stato per altri 2,2 miliardi che si vanno ad aggiungere ai 3 miliardi lanciati a febbraio 2017. Il motivo, spiega la banca, è legato «al peggioramento dell’indicatore della liquidità Lcr per la significativa uscita di raccolta commerciale avvenuta a marzo 2017 a seguito dei timori di bail in». Bpvi, oggi guidata da Gianni Mion, ha confermato di aver sottoposto alla Bce il piano industriale 2017-2021 per la fusione con Veneto Banca. Fusione che, si legge, «è condizione indispensabile per il processo di ristrutturazione». La banca comunica di avere, a fine 2016, un cet 1 all’8,21% inferiore al target 2016 che la Bce ha fissato al 10,25%. Siamo sotto quota a 2.148 milioni (-15%).Guardando bene i conti si scopre che la crisi reputazionale e il “fuggi fuggi” già iniziato nel 2015 non si è arrestato tant’è che la banca spiega di aver fatto ricorso, per sostenere la liquidità del gruppo, al diverso mix delle fonti di raccolta. Bpvi presenta un margine di interesse in calo del 24,6% a 380,1 milioni, ha perso 8,8 miliardi (-14,2%) di masse intermediate con la clientela. La raccolta diretta è così scesa del 14% a 18.794 milioni.