Continua a farsi sempre più fitto il mistero attorno all’agenda rossa di Paolo Borsellino, sparita dopo l’attentato che costò la vita al magistrato e alla sua scorta, un mistero che passa da Verona secondo la ricostruzione giudiziaria del quotidiano la Repubblica sulla base delle indagini della Procura di Caltanissetta.
Secondo un supertestimone considerato molto attendibile dai magistrati, descritta come “una persona come tante” è stato riaperto il caso della sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, trafugata dopo la strage.
Secondo la sua testimonianza diretta, l’agenda rossa sarebbe stata nella disponibilità della famiglia del questore di Palermo Arnaldo La Barbera, morto nel 2002. Questo supertestimone, ricostruisce la Repubblica, si sarebbe sentito rivolgere la richiesta dalla figlia: “Mi ha detto che la sua amica Serena (Serena La Barbera) non si sentiva più di tenere una cosa di suo padre, morto nel 2002. Era il questore di Palermo Arnaldo La Barbera. Mi disse che era l’agenda rossa di Borsellino. Io non me la sono sentita…”.
La sua testimonianza fa attivare la direzione nazionale antimafia di Giovanni Mellillo, e come riporta la Repubblica, il caso viene affidato alla procura di Caltanissetta diretta da Salvo De Luca, che non ha mai smesso di indagare sui misteri della strage Borsellino. A settembre, i pm fanno scattare le perquisizioni, nella casa romana della figlia di La Barbera, Serena, e pure nel suo ufficio che si trova nella sede dei servizi segreti, l’Aisi, per i quali lavora. E così arriviamo a Verona, perché è stata perquisita pure la casa della moglie del superpoliziotto, Angiolamaria Vantini, che abita in città. L’agenda rossa, riporta il quotidiano nazionale diretto da Molinari, non salta fuori, ma i carabinieri del Ros sequestrano alcuni vecchi estratti conto di Arnaldo La Barbera, in cui risultano versamenti per milioni di lire. E sui quali si dovranno fare verifiche per capirne l’origine e la motivazione.
Ora, la moglie residente a Verona e la figlia dell’ex questore sono indagate per ricettazione e favoreggiamento, con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa.
La difesa si prepara a una lunga battaglia legale, puntando a smontare l’attendibilità del testimone, ritenuto attendibile invece dagli inquirenti.
Anche perché, scrivono i magistrati di Caltanissetta, nel decreto di perquisizione “Angiolamaria Vantini ha avuto la disponibilità della documentazione riconducibile al dottor Borsellino sin dal periodo antecedente e prossimo alla morte del coniuge Arnaldo La Barbera, essendole stata consegnata da quest’ultimo”.
Il mistero finirà? Alla prossima puntata.