“Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio (2020, Einaudi)
Borgo Sud, il borgo marinaro di Pescara è un luogo separato dal mondo, un posto in cui il tempo scorre più lento e dove valgono leggi discutibili. È lì che si snoda la vita di Adriana, donna irruente, vento che trascina. Così diversa da sua sorella, la narratrice. Misurata e cerebrale, assennata ma immobile. Spettatrice di sé stessa. Sono state sorelle riottose e complici. Ora, adulte che vivono di opposti. Donne differenti, figlie di una stessa madre assente, una somma di zeri. Un donna che si è lasciata sfuggire i figli come si può perdere una moneta o le chiavi di casa. E ha lasciato loro solo un ricordo amaro, che è una forma di recriminazione. Un perdono che non trovano. A Borgo Sud, microcosmo impenetrabile e accogliente al contempo, Adriana costruisce la sua vita fatta di relazioni violente, di un figlio di cui nessuno sa nulla. La sorella invece vive nel distacco da quei luoghi, dopo la fine del suo matrimonio con Piero. Una nuova vita in Francia, senza entusiasmo, e l’insegnamento all’università. Ma una telefonata improvvisa spariglia le carte e impone il ritorno. Ed è in una notte di viaggio che la narratrice comincerà a mettere in fila i propri ricordi. Si può fare pace con il proprio passato o non si guarisce mai del tutto? Non siamo in fondo, quasi tutti, la somma di tante sottrazioni? Qualcosa continuerà sempre a contrarsi dentro di noi. “La sensazione di cunetta o dosso” nel vedere l’altro, come viene definita tra le righe di questo romanzo. Abbiamo creduto di poter riparare le nostre fratture e uscirne più saldi e preziosi come le ceramiche giapponesi restaurate con l’oro. Ma “la sensazione di cunetta o dosso” resterà. Le fratture vanno ricomposte, addomesticate e con esse bisogna imparare a convivere.
Giulia Tomelleri