“Possono dire quello che vogliono, ma io la lattina l’ho presa sul serio in testa. Io attore? Io non ho mai recitato, le botte le ho date e le ho prese,ma non ho mai fatto scena”. Bobo Bonimba taglia corto sulle voci che ancora oggi, 50 anni dopo, arrivano dalla Germania, quando si riparla della “partita della lattina”.
IL FATTACCIO. Era il 29’ del primo tempo. Il Borussia conduceva per 2-1. Aveva segnato prima Heynckes, Boninsegna aveva pareggiato, ma l’ala sinistra danese Le Fevre, aveva riportato in vantaggio i tedeschi. Il pallone era uscito in fallo laterale; Boninsegna era andato a raccoglierlo, per effettuare la rimessa, e stava per lanciarlo verso Jair, quando con un grido, era piombato a terra.
Una lattina l’aveva colpito alla nuca facendogli perdere i sensi. Accadde il finimondo durante il quale soltanto due giocatori non persero la testa. Uno fu Netzer. il biondo centrocampista del Borussia che poi sarebbe diventato un pilastro della Nazionale, l’altro Sandro Mazzola. Il primo pensò a far sparire la lattina lanciandola immediatamente fuori dal campo, il secondo corse a recuperarla conscio dell’importanza di poter esibire il corpo del reato nell’eventuale processo.
Ma torniamo a Bonimba. Il centravanti restò intontito per qualche minuto. Poi l’arbitro olandese Dorpmans fu costretto a ordinare la ripresa del gioco e l’Inter provvide alla sostituzione di Boninsegna. Entrò al suo posto Ghio. Il Borussia riprese ad attaccare, i nerazzurri apparvero sempre più frastornati dal ritmo degli avversari e dall’urlo della folla e fu un disastro: 4-1 alla fine del primo tempo e 7-1 il risultato finale.
I TEDESCHI. “Fu un capolavoro di recitazione” dicono ancora oggi i tedeschi. “Boninsegna si è rialzato subito, ma poi è crollato improvvisamente quando uno dei suoi compagni di squadra gli ha parlato. L’infortunio non poteva essere così grave. La lattina era viota, e inoltre Boninsegna fu colpito alla spalla”.
LA REAZIONE. Seguirono otto giorni di fuoco, durante i quali l’Inter scoprì l’identità del lanciatore della lattina: l’operaio ventinovenne Manfred Kristein. Netzer disse che avrebbe venduto la sua Ferrari Dino, perché non voleva avere niente a che fare con l’Italia, i nostri connazionali che lavoravano in Germania subirono angherie e soprusi dai compagni di lavoro tedeschi, ma alla fine la giustizia trionfò. La partita fu annullata, venne ordinata la ripetizione. L’Inter vinse l’andata 4-2 a San Siro e poi pareggiò 0-0, nella ripetizione di Berlino, con Bordon eroe. Uno smacco che i deutsch non hanno mai digerito. Uno dei tanti…