A sei giorni dall’attesissima finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo di Happel, la Juventus disputò l’ultimo test affrontando al “Menti” il Lanerossi Vicenza. Per Giovanni Trapattoni fu l’occasione di provare l’undici della finale in programma ad Atene.
I veneti, guidati da Bruno Mazzia, militavano nel girone A della C1. Mazzia aveva sostituito in panchina Giancarlo Cadè, esonerato dopo appena 7 partite di campionato e dopo aver sfiorato la promozione in B nell’annata precedente, mancata per un solo punto di differenza. Il Trap schierò i suoi con Zoff in porta, Gentile e Cabrini terzini, Furino in mediana, Brio stopper e Scirea nel ruolo di libero. All’ala destra venne impiegato Bettega, con Bonini sulla fascia sinistra (in assenza di Boniek), Rossi centravanti, Platini in cabina di regia e Tardelli interno di centrocampo.
Mazzia, che da giocatore aveva militato nella Juventus tra la fine degli anni 50 e il decennio successivo, schierò Memo, Bottaro, Lombardi, Donà, Guerra, Bigon, Marchetti, Nicolini, Grop, Simonato e Perrone. Arbitro dell’incontro fu Lucio Polacco di Conegliano Veneto. Il primo tempo finì 0-0. Nella seconda frazione, Mazzia buttò nella mischia anche Roberto Baggio, giovane di belle speranze. Con lui anche un altro attaccante molto promettente, il veronese Gianni Bonfante, di Bonavicina.
Al primo affondo, Baggio partì in velocità superando Storgato e mettendo un pallone invitante in area juventina. Il pubblico del Menti applaudì convinto. Al 60’, l’ex Paolo Rossi sbloccò le marcature con un guizzo in stile Pablito che non diede scampo al portiere Di Fusco, subentrato nella ripresa. Sembrò l’inizio di un’ovvia vittoria dei bianconeri. Prandelli, entrato al posto di Platini dopo l’intervallo, si mise in evidenza, pur senza impensierire l’estremo difensore avversario. Tra i migliori in campo si segnalò Brio.
Sei minuti dopo, il pareggio portò la firma di Gianni Bonfante, sostituto di Perrone e bravo a battere Bodini, riserva di Zoff tra i pali della Vecchia Signora. Bonfante era un’altra promessa del Lanerossi, di due anni più grande di Baggio e suo grande amico. Entrambi avevano fatto mirabilie nella squadra Allievi, attirando un pubblico numeroso negli impegni ufficiali in programma ogni domenica mattina.
La coppia Baggio–Bonfante rappresentò l’attrazione, capace di sciorinare magie nel rettangolo di gioco, dispensando giocate di rara bellezza in quella categoria giovanile. Originario di Bonavicina, Bonfante scelse di restare a Vicenza dopo aver rifiutato la corte del Verona. Quel gol alla Juventus, che in quel momento schierava quattro campioni del mondo del 1982, rimarrà un ricordo indelebile nella sua carriera.
Il pareggio mise le ali ai padroni di casa. I bianconeri abbassarono il ritmo ed Eligio Nicolini trovò il raddoppio al 70’. Una rete salutata da una grande esultanza dei tifosi vicentini. I restanti venti minuti non offrirono altre reti. La Juventus uscì sconfitta dal Menti. Ad Amburgo, informato dai suoi osservatori della sconfitta juventina contro il Lanerossi, Happel parlò di possibilità di conquista della Coppa dei Campioni equamente distribuite tra bianconeri e tedeschi. “Noi purtroppo dobbiamo pensare anche al campionato”, aggiunse il tecnico austriaco dal centro sportivo di Ochsenzoll. In realtà, era un campanello d’allarme, che il Trap non avvertì.