Rossella Lazzarini
Paolo Zanotto diventa sindaco di Verona il 9 giugno 2002, primo e finora unico sindaco di centrosinistra eletto con il sistema maggioritario. Nato a Verona il 13 marzo 1953, di professione avvocato, esponente della società civile apprezzato in città, è il secondo dei cinque figli di Giorgio Zanotto, il sindaco che mise la basi per la Verona del futuro.
Al primo turno del 26 e 27 maggio la vittoria del centrosinistra, con il 38,7 per cento, appare improbabile. Ma l’appoggio a Zanotto del sindaco uscente Michela Sironi si rivela determinante per la vittoria al ballottaggio: la Casa delle Libertà con il suo candidato Pierluigi Bolla resta ferma al 45,7 per cento del primo turno, mentre il centrosinistra unito vola al 54,2 grazie al 5 per cento portato dalla lista Difendi Verona dell’ex sindaco Sironi.
L’Amministrazione Zanotto non avrà comunque vita facile: in consiglio comunale il centrodestra avvia un’opposizione durissima, che arriva all’ostruzionismo, mentre i numeri della maggioranza si fanno risicati quando, a metà mandato, gli esponenti della lista Sironi rientrano nel centrodestra. Le realizzazioni importanti tuttavia non mancano. Nei cinque anni di amministrazione vengono investiti quasi 300 milioni in opere pubbliche: dal restauro dell’anfiteatro Arena (61 arcovoli e la sigillatura dei gradoni per evitare il ristagno dell’acqua piovana) al completamento dei lavori di palazzo della Ragione, inaugurato nel settembre 2004; dal restauro del castello di Montorio a quello di Porta Vescovo; dalla biblioteca civica, completamente rimodernata con una spesa di 15 milioni, ai 18 chilometri di piste ciclabili, che vengono triplicate.
Sul versante dell’urbanistica, l’assessore Roberto Uboldi presenta in consiglio comunale il nuovo Pat (la legislazione regionale ha varato nuove disposizioni per la pianificazione territoriale e il Piano di assetto del territorio si sostituisce al vecchio Prg), la variante Gabrielli (che avrebbe trasformato viale delle Nazioni in un boulevard fino a Porta Nuova), il Polo Finanziario a Verona sud, concordato con i principali istituti di credito cittadini, che si ritirano dal progetto per la crisi finanziaria internazionale del 2006.
Sul versante del sociale, vengono avviati servizi per gli anziani (con 11 nuovi centri di aggregazione) e per le donne vittime di violenza (con l’apertura del centro Petra). Per i malati di Alzheimer viene avviato un progetto specifico, con la centrale operativa in Borgo Roma e l’avvio di centri diurni sul territorio. Grande impulso viene dato al settore della cultura e delle manifestazioni: in cinque anni vengono ospitate più di cento mostre e avviate nuove manifestazioni, dal Tocatì a Verona in Love, alle Piazze dei Sapori. L’anagrafe di via Adigetto viene trasformata in un moderno front office con 16 sportelli integrati che forniscono molteplici servizi. Importanti innovazioni vengono attuate sul versante della mobilità: nei quartieri scatta il piano della sosta, mentre il centro storico viene dichiarato Zona a traffico limitato, con accesso regolato da telecamere. Nei primi mesi di funzionamento dei varchi della Ztl saranno migliaia le multe, con conseguenti proteste e polemiche politiche.
La curiosità
“Giochiamo a s-cianco?” Nasce il Tocatì
Pochi ricordano come il Tocatì,sia nato per caso, da una partita di scianco fra 7-8 amici, progettata davanti a uno spritz in un’osteria della Carega. A raccontarlo è Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi. Dopo la vittoria alle amministrative del 2002 il sindaco Paolo Zanotto assegna all’assessore Ivan Zerbato una nuova delega: Valorizzazione delle tradizioni popolari veronesi. A lui Paolo Avigo e i suoi amici chiedono di poter usare Cortile Mercato Vecchio per organizzare il 1° Torneo di scianco cittadino, che si svolge domenica 6 ottobre. Senza praticamente pubblicità, vi partecipano più di 8 mila persone. La primavera successiva il torneo si disputa anche a livello provinciale. “Il gioco era riuscito là dove la politica non arriva -racconta Avigo- per valorizzare le antiche tradizioni del territorio veronese, si erano messi insieme l’assessore di sinistra Ivan Zerbato e il suo collega leghista della Provincia Matteo Bragantini. Il Torneo registrò una clamorosa partecipazione: a quel punto capimmo che la gente voleva giocare e che il gioco poteva assumere una valenza universale. Il Festival era nato”.