Un sopravvissuto. Il grande Bobby Charlton, una leggenda del calcio mondiale fu tra i pochi a salvarsi, in quel tragico 6 febbraio del ‘58.
Il disastro aereo di Monaco di Baviera, in cui fu distrutto il leggendario Manchester, avvenne quando il volo 609 della British European Airways si schiantò al suo terzo tentativo di decollo da una pista ricoperta di neve mista a fango all’aeroporto di Monaco-Riem, nella Germania Ovest.
A bordo dell’aereo c’era la squadra di calcio del Manchester United, soprannominata i Busby Babes, insieme ad alcuni sostenitori e giornalisti: morirono 23 dei 44 passeggeri. La squadra era conosciuta con nome di Busby Babes per via dell’allenatore Matt Busby e dell’età media dei giocatori, davvero molto giovane.
Il club aveva noleggiato un aereo per fare ritorno dalla partita di Coppa dei Campioni contro la squadra jugoslava della Stella Rossa di Belgrado, terminata con un pareggio per 3-3 (con questo risultato il Manchester United si era qualificato alle semifinali, avendo vinto la gara di andata per 2-1). Il decollo da Belgrado fu ritardato di un’ora perché il giocatore del Manchester United Johnny Berry aveva perso il suo passaporto. Poi l’aereo fece una fermata programmata a Monaco per rifornirsi di carburante.
Mancava il “trainer” della squadra, di fatto il vice di Busby, Jimmy Murphy, casualmente assente in quanto impegnato come selezionatore della nazionale gallese nello spareggio per le qualificazioni al campionato mondiale di calcio 1958.
Il capitano James Thain, il pilota, tentò di decollare due volte, ma entrambi i tentativi furono infruttuosi per un surriscaldamento del motore sinistro. Alle 15:04 l’aeroplano si schiantò sulla recinzione che circondava l’aeroporto e poi su una casa, che in quel momento era vuota. Parte dell’ala e parte della coda vennero strappate. Il velivolo prese fuoco. Il lato sinistro della cabina di pilotaggio colpì un albero, il lato destro della fusoliera un capanno di legno, all’interno del quale c’era un camion pieno di pneumatici e carburante, che esplose. Il capitano Thain venne incolpato e poi licenziato, perchè avrebbe cercato il decollo senza preoccuparsi della neve che si era accumulata sulle ali.
Le ipotesi delle autorità tedesche erano fondate su una foto del velivolo (pubblicata su diversi giornali) scattata poco prima del decollo, dove è visibile la neve sulla superficie superiore dell’ala. Quando fu esaminato il negativo originale, tuttavia, non venne notato né neve né ghiaccio; la “neve” era dovuta a una copia in negativo delle immagini pubblicate. La causa ufficiale, fu un accumulo di ghiaccio e neve sciolta sulla pista che frenò improvvisamente l’aereo impedendogli di raggiungere la velocità necessaria per il decollo.