Sono decine i progetti bloccati dal nuovo cambio di rotta attuato dal governo Meloni in tema di Pnrr.
“L’abolizione delle linee di finanziamento relative ai progetti di rigenerazione urbana, efficientamento energetico e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici, transizione digitale vanno a impattare sulle attività comunali di costruzione e ammodernamento degli edifici. Sono numerosi gli enti pubblici che hanno progetti pronti e già in graduatoria per il finanziamento e la gara d’appalto e ora si ritrovano al palo senza risorse. Si tratta di progetti per i quali i Comuni hanno impegnato fondi per la progettazione e ora si ritrovano con opere irrealizzabili. Oltre al danno, c’è la beffa: tali progetti diventano difficilmente giustificabili come spesa alla Corte dei Conti, se non portati a termine”. L’80% del patrimonio pubblico provinciale non è a norma sismica, in base alla nuova classificazione della Regione Veneto: “edifici, ma anche infrastrutture viarie come i ponti – prosegue Faustini – si tratta di un fatto gravissimo tenuto conto che viviamo in un territorio estremamente fragile anche dal punto di vista idrogeologico. Cambiare le regole del gioco in corsa non va mai bene, già era faticoso rispettare i tempi con le precedenti, ora è ancora peggio. Manca, come sempre, la visione delle reali esigenze del territorio, perché manca la cultura della consultazione dei soggetti direttamente interessati, dai Comuni alle categorie, per capire cosa serve e quali sono le priorità. La linea di finanziamento della rigenerazione urbana, ad esempio, andava potenziata, non tolta. Molti Comuni l’hanno utilizzata con successo come San Bonifacio, Verona, Villafranca. Inoltre, c’è tutta la partita del “buco” creato dal 110% che poteva essere colmato tramite risorse del Pnrr, risolvendo le problematiche finanziarie di migliaia di cittadini, imprese e professionisti. Quanto modificato in tema di 110 è solo una goccia nel mare che non aiuterà a rispettare quanto l’Europa di chiede”.
C’è poi il tema del termine utile per realizzare quel poco che si può realizzare con le nuove indicazioni: il 2026. “Se anche i Comuni partecipassero alla nuova linea di finanziamento della messa in sicurezza delle scuole, anche ipotizzando di ottenere il finanziamento entro dicembre, non riuscirebbero a completare i lavori in tempo utile. Era utile slittare al 2030, lasciando le linee di finanziamento già esistenti”.