Stagione 1993-94. Il Verona gioca a Ravenna l’ultima partita di un campionato anonimo. È un pomeriggio afoso quel 5 giugno 1994. Presidente della Repubblica è Oscar Luigi Scalfaro, al Governo, da poco meno di un mese, si è insediato Silvio Berlusconi che a marzo aveva sconfitto alle elezioni politiche la sinistra guidata da Achille Occhetto, sindaco in riva all’Adige alla fine di quel mese viene eletta Michela Sironi, unica donna sinora a sedere a Palazzo Barbieri. 29 anni fa. Una vita.
Quella che ha trascorso sui campi di calcio Patrizio Billio. Trevigiano di nascita, cresciuto nelle giovanili del Milan, Billio è morto l’altro ieri giocando a padel. Un infarto. Era l’allenatore dell’Academy rossonera in Kuwait. Billio ha indossato diverse maglie e fatto tante esperienze avendo militato anche con il Crystal Palace in Inghilterra e con Dundee e Aberdeen in Scozia. Una carriera lunghissima al termine della quale aveva conseguito la laurea in Scienze Motorie con indirizzo Sports Management alla Cattolica. Carriera che proprio quel giorno visse una delle giornate più importanti, quasi di svolta. Al Benelli ci sono pochi spettatori. Il Ravenna è già retrocesso, il Verona si trova al decimo posto, lontano dalla zona promozione e da quella retrocessione. La più classica delle gare di fine stagione, poco interesse, squadre allegre e con la testa alle vacanze. Passano i padroni di casa a causa di un’autorete di Stefano Fattori. Massimo Ficcadenti su rigore ristabilisce la parità, Fioretti porta avanti i gialloblù ripresi dalla rete di Tacchi. Equilibrio che si spezza ad una decina di minuti dalla conclusione quando un giovane dal riccio capello con la maglia numero 11 fa una gran giocata e batte l’estremo dell’Hellas Fabbri. Quel ragazzino di soli 19 anni è Patrizio Billio. Ha piede, estro. Il Verona ne intuisce il talento. La società, retta dalle famiglie Mazzi e Ferretto, in estate si muove e così l’allora direttore sportivo Nardino Previdi piazza il colpo. L’anno dopo quel centrocampista scuola Milan vestirà la casacca del Verona senza tuttavia lasciare traccia importante. Venti partite e una sola rete. Lo stesso bottino della stagione precedente. Un unico gol. L’emozione più importante di un pomeriggio afoso d’inizio estate. Di quando le strade di Billio e del Verona si incrociarono. Ben 29 anni fa.
Mauro Baroncini