Non avrebbe cambiato il corso del fine vita, già stabilito dalla Corte Costituzionale ma avrebbe dato certezze sulle tempistiche da parte delle Ulss. Il voto del Consiglio regionale del Veneto sulla proposta di legge di iniziativa popolare che l’associazione Coscioni ha presentato con migliaia di firme in moltisisme Regioni che la dovranno portare in aula continua a far discutere. Perché il voto alla fine è stato una bocciatura, il testo torna in commissione, per un voto solo. E tutti si concentrano oltre che sulle divisioni nel centrodestra con la conta in casa Lega, anche sull’astensione della consigliera del Pd Anna Maria Bigon, di Povegliano. Avesse seguito le indicazioni del partito,. la legge sarebbe passata. E il Psi contesta la Bigon apertamente. “Il Consiglio Regionale del Veneto ha respinto la proposta di legge sul “Fine Vita” grazie al voto determinante della consigliera Bigon. Il Psi di Verona che ha raccolto un anno fa – insieme all’associazione Luca Coscioni – le firme per il referendum popolare sul tema, esprime con forza la sua condanna alla decisione della Bigon. Non ci sono giustificazioni di coscienza, – ha sostenuto il segretario provinciale Psi Umberto Toffalini – la Bigon si è schierata consapevolmente con la parte più arretrata del Veneto, con l’associazione Pro Vita & Famiglia e con Valdegamberi, tanto per intenderci. Stento a credere che il motivo sia la tua libertà di coscienza – che a noi socialisti sta sempre molto a cuore – perché bastava non partecipare al voto proclamando il tuo dissenso dalla maggioranza del Consiglio Regionale che proponeva la legge proprio per ribadire il diritto di ciascuno alla libera scelta del proprio destino”.
E proprio da Valdegamberi (Gruppo Misto) arriva infatti l’elogio alla Bigon: “La scelta della consigliere Bigon va rispettata: il Partito Democratico non si vendichi ora contro chi ha liberamente espresso con il voto una propria convinzione di coscienza. Esprimo il mio apprezzamento per la collega consigliere del Pd Annamaria Bigon che fin da subito ha manifestato le proprie perplessità a sostenere la legge sull’eutanasia anche per le pericolose derive che questa comporta, sostenendo -come il sottoscritto – che occorre primariamente rafforzare le cure palliative e antidolore”. E la Bigon ha replicato e spiegato: “Non è un mistero la mia posizione in merito al fine vita. Da tempo dico che su questo tema avrei espresso un voto di coscienza, come previsto dallo statuto del partito”. Ma non teme ripercussioni? “Io rappresento una parte del partito. Se la parte maggioritaria del Pd crede che ciò che ho fatto non sia stato corretto me ne assumerò tutta la responsabilità. Ho sempre lavorato per i diritti civili. Se invece di prendere come obiettivo la debolezza della Lega in questo momento preferiscono colpire me, allora ne prendo atto e vedremo cosa succederà”. Ma perché questa posizione? Non poteva uscire dall’aula? “Non voglio ingannare nessuno. Penso che il diritto civile sia morire con le cure palliative. Avevo presentato un emendamento per chiedere il potenziamento di 20 milioni per le cure palliative ma è stato rigettato. C’erano altri aspetti che andavano presi assolutamente presi in considerazione se volevamo mandare avanti un progetto di legge. Se invece vogliamo dire che era solo una procedura sanitaria, allora si poteva benissimo fare con una delibera di giunta, come hanno fatto Puglia e Toscana”.