“Bigoli cacio e pepe, che spettacolo” Graziella e Augusto spiegano Il Punto Rosa: “Il motto? Muso duro e bareta fracà...”

“Muso duro e bareta fracà”, è il motto a cui tengono fede Graziella e il marito Augusto, titolari dal 2010 dell’Hosteria (con l’h) Il Punto Rosa. “L’h l’abbiamo messa per un puro aspetto commerciale, viene prima della o”. Lui parte per primo, e da un semplice bar, mette le basi per trasformarlo in qualcosa in più, spostandosi così dal bancone alla cucina. Lei qualche anno dopo lo raggiunge, abbandona il precedente lavoro in Croce Verde e si presta ad accogliere i clienti in sala: “Da un’unica stanza che avevamo, ci siamo allargati realizzando anche il soppalco, abbiamo fatto tutto
noi, così com’è. Ora siamo riusciti ad aprire anche altri 2 ristoranti, con 50 dipendenti da gestire. Bisogna correre, ma siamo contenti”.
Siamo stati in via Fratta, in una delle traverse finali di Corso Cavour, ad assaggiare dei gustosissimi ravioli all’Amarone ripieni di brasato, tra tradizione veronesee accostamenti insoliti. Tra tavolini all’aperto e la determinazione di Graziella, che ci ha raccontato la loro storia.
Come sono stati gli inizi?
Ricordo che mi mettevo su Corso Cavour con un foglio in mano, per portare i clienti. Quando siamo riusciti a permetterci un dipendente come lavapiatti, abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta. E poi coi rappresentanti, che fatica convincerli…
In che senso?
Che qui attorno ci sono tanti locali storici, ed era difficile all’inizio che concedessero fiducia anche ad una
sconosciuta”.
Cosa bevono qui i clienti?
Quasi esclusivamente i grandi marchi di vino rosso, anche d’estate. Non so spiegarmelo, sarà che l’ambiente ricorda un po’ la baita. Ho provato a mettere uno champagne ad un prezzo bassissimo,
ma non c’è stato verso di venderlo.
E la cucina?
I piatti che vanno per la maggiore sono i bigoli cacio, pepe e tartufo e i tortelli all’amarone: dei bigoli ne facciamo una versione anche con la pearà sul fondo, impossibile toglierlo dal menù. E poi i grandi classici, pastissada, gnocchi, tagliatelle e risotto all’Amarone.
Il nome invece da dove deriva?
Il rosa è da sempre il mio colore preferito. Quando sono diventata mamma, circa 30 anni fa, non c’erano le ecografie 3D, e io ero convinta fosse una femmina. Avevo preparato anche il fiocco rosa
fuori da casa: alla fine è nato Riccardo, e questo è un modo per non dimenticarmelo mai…(ride).

La Ricetta: ravioli amarone e brasato

L’impasto lo fate voi?
Sì, con uova, farina, e un Amarone non invecchiato, saranno indicativamente un paio di bicchieri su 4kg pasta.
Per il ripieno?
Brasato di manzo cotto nel Recioto almeno 4/5 ore, lo tagliamo e lo usiamo per il ripieno. Alla fine dopo la cottura, i ravioli vengono saltati nel sugo del brasato e serviti con una cialda di formaggio.
Vini consigliati?
Un Valpolicella superiore Masi o Bertani, oppure anche un prosecco ci sta bene.
Prezzi?
Primi tra i 10/17€, secondi 12/30, coperto 2,50, dolci 6/7,50

EffeErre