“Gli uffici proprionei giorni scorsi mi confermavano che sulle pluri-annunciate modifiche al progetto filobus non c’è nulla di scritto: non c’è una intesa con l’Ati che porti tra l’altro anche alla sospensione dei lavori, e non c’è una ipotesi di revisione del progetto con il Ministero.” dice Bertucco, Verona e Sinistra in Comune.
“Mancano dunque i presupposti fondamentali per poter parlare seriamente della possibilità di modificare in corsa il progetto. Qualsiasi ipotesi di revisione deve prima passare da un accordo con l’Ati, l’associazione di imprese che sta realizzando i lavori, tra mille difficoltà, ma che ha in mano un contratto valido e firmato. In secondo luogo occorre una ipotesi di modifica del progetto da proporre al Ministero. Di tutto questo al momento non c’è nulla, siamo alle chiacchiere in libertà, che sono materia da bar e non da consiglio comunale”, conclude Bertucco.
Sulla questione filobus intervengono anche Benini ed Elisa La Paglia, del Pd. “Se Sboarina vuole davvero un filobus senza fili, come noi chiediamo inascoltati dallo scorso dicembre, fermi la posa dei plinti che sta proseguendo in tutta la città causando disastri alla viabilità pedonale e ciclistica, oltre che agli alberi, e riunisca tutti (Ati, consiglieri comunali) attorno ad un tavolo per illustrare i reali spazi di manovra. Che cosa ce ne faremo dei pali già installati se e quando l’annunciato rivoluzionamento del progetto filobus dovesse andare in porto? Sboarina sta abusando della pazienza dei cittadini veronesi e dello stesso Ministero che aveva dato la propria disponibilità a valutare soluzioni alternative”.
Infine, Michele Croce, PrimaVerona.“Ciò che pare oggi il Sindaco abbia deciso di fare (il condizionale è d’obbligo poiché non esistono atti formali) è esattamente ciò che i Comitati propongono da 3 anni. Basti leggere il testo della petizione, che ha già raccolto oltre 5 mila adesioni. Questo ritardo non è però accettabile, perché il tergiversare del sindaco ha comportato 9 milioni di euro fino ad oggi spesi per i lavori. Se a ciò sommiamo che non c’è un atto formale di variante dell’opera, che centinaia di imprese hanno dovuto chiudere, spostarsi o anche semplicemente perdere fatturato a causa dei lavori, ne esce una tragedia che vede come unico grande responsabile il sindaco di Verona, che parla ma non decide e intanto crea danni”.