Gentile direttore, il giorno della morte di Silvio Berlusconi tutte le televisioni hanno dedicato lunghe trasmissioni per ricordare il personaggio pubblico, sia politico che sportivo e imprenditoriale. Facendo il solito zapping serale sono rimasto sorpreso da due fatti: le reti Mediaset per la prima volta da quando mi ricordo, sono andate in onda a reti unificate. E, seconda sorpresa, in studio c’era soltanto un ospite: Matteo Renzi. Come lo spiega? Significa che sarà lui l’erede di Berlusconi per Forza Italia?
Marino Fracaroli
La circostanza in effetti ha sorpreso un po’ tutti i telespettatori che hanno seguito le reti Mediaset quella sera. Sicuramente non è stata una scelta casuale quella di Mediaset dove evidentemente Renzi gode di buon credito da parte di qualcuno che può decidere. Ma come lo stesso Renzi ha ammesso, non è lui “il Royal Baby” e non potrà esserlo nessun altro. Perché Berlusconi non ha lassciato eredi politici e i possibili delfini li ha fiocinati uno dopo l’altro. In un partito come Forza Italia che secondo l’ex ministro Urbani è un “partito di maggiordomi” chiunque avesse un po’ di spina dorsale e carattere veniva azzoppato. Il Cavaliere doveva essere il Grande Seduttore, non c’erano altre soluzioni: “Il partito sono io”. E questo è tanto più vero se guardiamo alla proprietà del simbolo di Forza Italia che è della famiglia Berlusconi che sborsa ogni anno tra i 90 e i 100 milioni di euro per ripianare il bilancio del partito. I figli di Silvio saranno ancora disposti a tirar fuori i quattrini? Il simbolo lo terranno in famiglia, lo archivieranno, lo metteranno in vendita? Quello dei simboli di partito che sono proprietà personale del leader non è affare di poco conto: per la Lega di Salvini è la stessa identica cosa. Chi può scalzare Salvini dalla segreteria se il simbolo del partito è di sua proprietà? Un’altra ipotesi, caldeggiata dai fan di Silvio, è che Forza Italia prosegua la propria vita per eredità dinastica, con la discesa in campo della figlia Marina, ma lei stessa ha sempre escluso questa possibilità. Come si capisce, il partito di Berlusconi è davanti a una svolta cruciale il cui esito più probabile sarà una diaspora: chi andrà con la Lega di Salvini, chi andrà dalla Meloni se la premier saprà preparare una casa accogliente. Renzi cercherà di intercettare qualche parlamentare forzista per recuperare quel progetto di raggruppamento dei moderati di centro che aveva in cantiere quando Tosi era ancora sindaco e al quale l’attuale parlamentare di Forza Italia guardava con interesse. E dopo le Europee cercare così di mettere in difficoltà l’esecutivo della Meloni. Ma il Governo potrebbe anche trovarsi in difficoltà molto prima se la pattuglia di ministri di Forza Italia dovesse lacerarsi. E alla Meloni mancherà il ruolo di mediatore di Silvio, il vero collante che dava un centro di gravità al centrodestra.