Eccolo il nuovo centrodestra a trazione draghiana. Non più a tre teste ma a due, bastano Berlusconi e Salvini. Molto mood Ppe e poco sovranista. L’asse di Villa Grande è servito, tra pareti damascate, scrivanie napoleoniche e altri splendori “zeffirelliani”. Due ore di faccia a faccia tra il leader della Lega e quello di Forza Italia nella nuova lussuosa residenza del Cavaliere sull’Appia Antica, dopo la prima notte trascorsa con un certo compiacimento lì dal padrone di casa, addio al centro caotico di Palazzo Grazioli.
“Qui sto proprio bene”, dice soddisfatto l’ex premier che non vedeva l’ora di farla ammirare. Aveva invitato anche Mario Draghi al termine del colloquio di martedì pomeriggio. Stamattina si è accontentato dell’ospite Matteo Salvini, al quale ha fatto girare i due grandi piani e guardare lo sconfinato giardino solo dalla terrazza, causa acquazzone.
Centoventi minuti per la più plateale delle conventio ad excludendum, Giorgia Meloni convitata di pietra. Loro sull’Appia, lei metaforicamente sull’Aventino. Neanche tanto distante nella geografia della Capitale. I due a ribadire che il centrodestra è lì, sono loro e si può anche lavorare a un ingresso della Lega nel Ppe, se “Silvio” ci mette una buona parola con le sue entrature. Ma non è roba di adesso, non immediata. Ci vorrà tempo. Intanto, hanno altre priorità.
“Il centrodestra non pone veti ma non accetta che ne vengano posti”, fanno sapere. Dai Cinque stelle, sottinteso. Gli avversari-alleati del Movimento hanno l’orticaria per la presenza di Forza Italia in maggioranza, ma vorrebbero mettere direttamente alla porta proprio Salvini, come ha detto chiaramente Beppe Grillo nel video post-consultazioni.
Su Draghi comunque “avanti convinti”, si sono detti. “Rinnoviamo come Lega e come centrodestra – dice a fine incontro il leghista – la disponibilità a dar vita al nuovo governo che metta al centro la salute degli italiani, il taglio delle tasse e della burocrazia, un ritorno alla vita. Non poniamo veti e non diciamo no pregiudiziali. Responsabilità, velocità ed efficienza: noi ci siamo”. Con allegata foto dei due in mascherina comodamente seduti su poltrone regali al di qua di una grande scrivania.
Di ministri, neanche a parlarne, Berlusconi e Salvini non hanno minimamente capito che intenzione abbia Draghi. Hanno solo intuito che comunque vada, per i partiti, sarà un insuccesso. Uno, forse, ma non è detto, due ministri ciascuno. Ma a scegliere sarà Palazzo Chigi (e il Colle). Brancolano nel buio. Hanno ribadito invece che il centrodestra proseguirà per la sua strada nonostante la defezione di Meloni, così anche alle amministrative di primavera (Milano, Roma, Bologna, Torino, Napoli al voto, tra le altre).
Quanto a lei, alla leader di Fratelli d’Italia, “sta facendo un errore” hanno sottolineato entrambi. Detto questo, pazienza, “Giorgia” pensa di lucrare consensi “ma ne perderà, perché questo governo otterrà risultati”, hanno rimarcato. Meglio starci dentro, insomma. Grillo permettendo. Il nuovo centrodestra, in ogni caso, confida nel “professor Draghi” e rinasce dall’asse di Villa Grande.