Passione e lavoro. Sono i valori che il calcio ha trasmesso a Simone Bentivoglio, centrocampista classe ’85. Il “pallone” da sempre come filosofia di vita senza guardare troppo al passato, in attesa però che tutto torni come prima: “Speriamo riaprano presto gli stadi, la condivisione è troppo
importante”. La Juventus lo pesca da bambino nel Barge, paese dove è nato vicino a Pinerolo e lo porta dai pulcini alla Primavera. Poi, Mantova, Modena, Chievo, ma anche Bari, Sampdoria, Padova, Brescia, Venezia e il recente ritorno a Verona alla corte del “paron” Gigi Fresco. Quasi 400 presenze tra i professionisti e quella prima rete in serie A proprio a San Siro contro la “sua” ‘Inter, la squadra del cuore come insegna papà.
Sono diverse le maglie che ha indossato nelle sua carriera, quali ricorda volentieri?
Il Chievo è stato il primo a credere in me, sono stati gli anni più importanti e la salvezza era sempre vista come una grande impresa. Ma non posso dimenticare la serie A col Bari, il campionato di B vinto con la Sampdoria, e anche il Venezia di Pippo Inzaghi. Erano anni diversi, anni più difficili, adesso a mio avviso è tutto cambiato in peggio.
Che cosa non digerisce del calcio “moderno”?
Io amo il calcio di una volta, quando una sola squadra andava in Coppa Campioni e quando c’erano massimo 3 stranieri per rosa. Adesso i procuratori portano spesso in Italia amici di amici, per puro
businness e questo non fa bene. Anche le giovanili purtroppo hanno perso un sacco di qualità e, a parte rari casi, trovi allenatori poco competenti messi li solo per risparmiare. E anche le regole per i giovani da inserire per obbligo, hanno finito per abbassare il livello”.
A proposito di allenatori, lei ne ha passati un bel po’…
A dire il vero l’esperienza migliore l’ho avuta con Vincenzo Italiano, che all’epoca era solo un mio compagno di reparto, ma già allenatore in campo. Sono felice per quello che sta facendo con lo Spezia, è partito dalla serie D e senza aiuti, con passione, è arrivato ad allenare in A. Gli ex centrocampisti, nel mio modo di vedere, sono gli allenatori che vincono maggiormente perchè fin da giocatori hanno una visione totale del gioco.
Alla Virtus invece come sta andando? e come vede il suo futuro?
Qui è una grande famiglia, Gigi (Fresco) si è inventato un modo tutto suo di fare calcio, è un mondo a parte. Ora dobbiamo raggiungere il prima possibile la salvezza. Per il mio futuro invece mi piacerebbe allenare, mi piacciono le squadre che giocano per vincere: De Zerbi, Juric, Gasperini e Italiano stanno facendo delle cose incredibili. Per lo stesso motivo seguo molto anche il campionato spagnolo, e potessi tornare indietro farei volentieri un’esperienza in Spagna, le squadre sono più propositive e portate ad attaccare.
E’ tornato nuovamente a Verona, significa che si trova bene?
Per me Verona è la più bella d’Italia, e ne ho girate tante. Manca il mare, ma è circondata da colline bellissime e vado spesso a mangiare alla Locanda di Castelvecchio e alla Bottega del Vino. Però dovessi scegliere un posto dove vivere andrei proprio in Spagna, là mi sembra abbiano una mentalità “più aperta” e spensierata.
Fabio Ridolfi