Quando si dice Ironman il pensiero va subito a Tony Stark e alla saga Marvel, ma di uomini indistruttibili ne esistono veramente: non recitano in un film e non sono disegnati nei fumetti, ma nuotano, pedalano e corrono. È il caso del veronese Giampaolo Bendinelli, atleta Ultra Ironman reduce dalla sua ultima grande sfida: la “Swisseultra”. Una gara di triathlon super lunga, suddivisa in dieci giorni per 38 chilometri a nuoto, 1800 in bicicletta e 420 di corsa. Per molti come scalare il monte Everest, ma non per il panettiere di Lugagnano: “Dal sesto giorno mi sembrava di andare in discesa, sembra paradossale a dirsi, ma a livello cronometrico il miglior tempo l’ho fatto registrare al nono giorno di gara”. A 56 anni, Giampaolo Bendinelli è stato uno dei 19 atleti sui 31 partenti ad arrivare sino al traguardo, salendo anche sul podio nella categoria Master “Age Group”. “Più che un fattore fisico, quando si parla di competizioni Ironman, si tratta di una questione mentale. La maggior parte degli atleti che si ritirano non lo fanno per crampi, ma perché si convincono di non farcela”. Il segreto? “La curiosità di capire il proprio corpo e accettarne la sfida, la capacità di gestire le difficoltà motorie e il divertimento nel cambiare in poco tempo tre discipline con movimenti così diversi tra di loro”. Un’alternanza che Giampaolo Bendinelli attua quotidianamente, tra la vita d’atleta e i suoi 4 giorni per 4 ore di allenamento alla settImana, “immancabile nella preparazione la mia classica Lugagnano – Bressanone in bici “, e la vita privata nella sua panetteria e con la sua famiglia: “Sono fortunato perché ho una moglie che, diciamo, chiude entrambi gli occhi e mi permette di fare quello che faccio”. Un supereroe diverso rispetto all’Ironman che tutti conosciamo, un uomo semplice che come tutti gli eroi però non dimentica chi ha più bisogno d’aiuto: “Quando si è iniziato a parlare dei miei risultati, ho pensato che non potevano essere solo per me, allora ho deciso di dare il mio contributo.” Dal 2015 infatti Giampaolo Bendinelli è testimonial dell’ABEO”, l’associazione per la raccolta fondi destinati al reparto di Oncoematologia Pediatrica, “un gruppo di bambini e di volontari che porto sempre con me sulla maglietta e al traguardo. Sono diventati una sorta di porta fortuna, la loro voglia di lottare mi dà forza nei momenti più difficili della gara. “Come in una saga Marvel, la “Swisseultra” non rappresenta l’ultimo capitolo, anzi, è solo una tappa del percorso: “Detengo il primato italiano nel PentaIronman; per me gareggiare non è battere i record, ma il divertimento e la soddisfazione di quando si va oltre il limite tagliando il traguardo”. Nel 2020 lo aspettano nuove sfide: dove lo porteranno?
Giovanni Miceli