Venti cortometraggi realizzati da ragazzi tra i 14 e i 24 anni, 3 sezioni, centinaia di giovani impegnati tra pubblico, staff e concorrenti, un nuovo Expo per fare rete con professionisti del cinema e un pubblico trasversale che coinvolge giovani e adulti provenienti da tutt’Italia: queste le cifre del Believe Film Festival, la manifestazione cinematografica realizzata dai giovani per i giovani in programma fino al 29 ottobre tra Teatro Ristori, Cinema Rivoli e Palazzo della Gran Guardia. Abbiamo intervistato Raffaele Casato, vicedirettore del festival. Da dove nasce l’idea del festival e qual è il percorso che l’ha portato alla 6ª edizione? L’idea è nata nel 2018 da un ragazzo di vent’anni, appassionato di cinema, che dopo aver partecipato a un altro festival dedicato ai giovani si è domandato: «perché non fare anche noi a Verona un festival dedicato ai ragazzi?». All’epoca avevamo già attivo un talent show che si chiamava Dai che ci credo, che puntava a valorizzare i giovani talenti. La stessa intenzione sta alla base del Believe Film Festival: ci siamo resi conto che è difficile trovare un luogo nel quale i giovani alle prime armi si possano mettere in gioco e crescere dal punto di vista professionale. Sin dalla prima edizione il festival ha infatti camminato sulle gambe dei più giovani: da un lato la nostra vocazione è credere nel loro talento, dall’altro renderli protagonisti realizzando un evento fatto dai giovani per i giovani. Mi racconti le sezioni del festival e il fil rouge dell’edizione 2023? Le sezioni del festival sono 2: la sezione Esordienti, dai 14 ai 18 anni, e Selezione Ufficiale, che comprende ragazzi tra i 19 e i 24 anni. Novità di quest’anno è la sezione Believe Extra, nella quale troviamo corti non ancora perfettamente maturi, ma dotati di uno sguardo particolare verso alcune tematiche. La sezione nasce dalla volontà di dare spazio a un numero sempre maggiore di ragazzi provenienti da tutta Italia, ai quali offrire momenti di confronto, conoscenza tra pari e formazione professionale attraverso workshop. Sul piano tematico diamo delle linee guida, suggerendo temi non vincolanti, ma utili per sviluppare i cortometraggi: l’ambiente, il coming of age e la diversità come occasione di incontro sono i temi che tradizionalmente teniamo come leitmotiv. Come si inserisce il Believe Film Festival nel panorama nazionale dei festival? Rispetto agli altri festival per ragazzi abbiamo voluto fare qualcosa di diverso: non vogliamo che i giovani abbiano un ruolo passivo o che vengano coinvolti solo nelle passerelle. A noi interessa che siano i veri protagonisti: per questo i ragazzi vengono interpellati non solo come pubblico, ma anche nella parte organizzativa: c’è chi si occupa della segreteria, chi della direzione artistica, chi della gestione degli ospiti o degli allestimenti. Dall’altro lato i concorrenti stessi vengono chiamati a realizzare, dalla A alla Z, il loro cortometraggio: lo ideano, lo scrivono, lo realizzano, lo editano e poi provano a distribuirlo anche attraverso il festival. Credo che in questo senso il Believe Film Festival sia un po’ un unicum, in particolare per questa dimensione giovanile che unisce l’intero evento.
Maria Letizia Cilea