Con questo piano tutta la gestione aeroportuale veneta potrebbe cambiare capitale. Ma per qualcuno è un’opportunità
Che fine faranno gli aeroporti del Nordest controllati da Save (tra cui il Catullo) se la società guidata da Enrico Marchi cederà l’88 per cento al fondo francese Ardian come scritto dalla Cronaca di Verona nei giorni scorsi?
La trattativa diretta avviata da Marchi con il fondo francese agita la politica veneta (molto meno quella veronese che come al solito assiste e non tocca palla) con grandi discussioni in Consiglio regionale.
Si tratta in sostanza di una operazione finanziaria laddove Marchi deve sostituire il fondo francese e il fondo tedesco che vogliono uscire e realizzare, con un altro fondo specializzato in aeroporti (i francesi controllano Heathrow a Londra). Non si tratta di una gara tra competitor ma di una trattativa diretta per cui si presume che sia amichevole e non ostile.
Ma i francesi consentiranno come è accaduto finora che Marchi con il 12 per cento controlli e gestisca la regia di Save? Questo è il punto che scatena il dibattito e le preoccupazioni.
Nel dettaglio, l’operazione riguarda la vendita dell’88% di Save, società che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, attualmente già controllata dai fondi esteri InfraVia (francese) e Dws (tedesco). Il fondo Ardian avrebbe ottenuto un’esclusiva per trattare l’acquisizione, in un’operazione che potrebbe superare il miliardo di euro.
Ad accendere le polveri, il consigliere regionale Joe Formaggio (Fratelli d’Italia), per il quale la vendita rappresenterebbe «un colpo durissimo per il Veneto e per l’Italia», e non è ammissibile «assistere alla cessione del nostro sistema aeroportuale senza reagire».
Formaggio denuncia infatti «il silenzio e l’inerzia delle istituzioni venete, di fronte a un’operazione che rischia di privare definitivamente il territorio del controllo su un’infrastruttura strategica per l’economia e il turismo».
Anche se nessuno, viene da osservare, si era finora preoccupato o aveva conoscenza dei due fondi francese e tedesco…
È chiaro però che adesso il ruolo di Enrico Marchi, presidente di Save, ritenuto il «principale artefice della trattativa, intenzionato a facilitare il passaggio sotto il controllo francese» diventa fondamentale. Cruciale. Strategico.
Nel 2017 fu lui a guidare il piano di riassetto che portò la gran parte di Save in mano ai fondi d’investimento Infravia e Dws, ma in questi anni ha mantenuto il controllo strategico della società, pur possedendo solo una quota di minoranza. «Oggi – attacca Formaggio – si pone alla guida di una manovra che potrebbe consegnare tutta la gestione aeroportuale veneta a capitale francese, eliminando ogni residua influenza italiana sulla governance degli scali. Se oggi i fondi vendono, è perché Marchi ha creato le condizioni per questo scenario».
E a Venezia il consigliere Formaggio non è l’unico a porsi queste domande. “A Verona la politica e le istituzioni stanno seguendo questa vicenda? O come al solito stanno alla finestra?” si chiede per esempio il consigliere regionale Valdegamberi.
Se per chi lavora al Catullo l’operazione viene vista ovviamente come una grande opportunità, essendo lo scalo gestito da Save, gli osservatori neutrali ci sono? Sono informati? E cosa dicono?
MB