“Il nostro calcio è questo: mediocrità . I ragazzi non giocano più per strada. Hanno perso leggerezza e spontaneità. Tutti uguali, tutti robottini. E quando crescono, trovano allenatori che gli riempiono la testa di 4-2-3-1 e di 4-3-3 : questi sono i grandi alibi di chi ha pochi contenuti. E fenomeni in giro non ne vedo”.
Giovanni Galeone, vecchio maestro di calcio, non la manda a dire. E fa esempi illuminanti. “Verratti a Pescara era il nuovo Pirlo, no? Gioca in Francia da dieci anni. E’ migliorato? Secondo me, no. Si accontentano dei soldi, non pensano a migliorarsi. Gli stessi Chiesa e Insigne dovessero andare in un grande campionato estero, sarebbero normali, uguali a tanti altri. Da noi bastano due partite per battezzare un fenomeno”.
Galeone ne ha anche per li allenatori. “In panchina vedo ragazzini che dicono ‘il mio calcio’ . Ma Rachmaninov non è lo stesso se te lo suona Pollini o uno del piano bar. I migliori? Liedholm, poi Cruijff e adesso Guardiola, il suo Barça, ma anche le variazioni al City mi sono piaciute. E solo loro possono dire “il mio calcio”.