Serviranno statisti, o quantomeno politici tutti d’un pezzo, non influencer. La continua caccia al “like” e le dirette Facebook ci avevano già scavato la fossa prima dell’arrivo del “Corona”. Avanti di questo passo, sconfitta l’epidemia, la politica a colpi di social non farà altro che mandarci tutti al creatore. Le aziende sono in ginocchio. Le partite Iva altrettanto disperate. Le famiglie rischiano di andare in pezzi. Non è più il tempo di scherzare, non lo era nemmeno prima, ma se dalle macerie – nei limiti del possibile – vogliamo ricavarne un’opportunità, è chiaro che questa non potrà prescindere da un drastico cambio della classe dirigente. E ciò dovrà avvenire non al ridicolo grido di «onestà-onestà!» bensì di «competenza-competenza», più difficile da scandire ma (forse) salvifico. Significa che prima di tutto dovremo cambiare noi, che questi politici, seppur in alcuni casi indirettamente, ce li siamo scelti e li abbiamo sostenuti come ultras a prescindere dalle monate che hanno detto e fatto. Parliamo di destra, sinistra, centro. Ci riferiamo tanto al contesto nazionale che locale. I politici che in quest’assurdo inferno stanno gestendo la situazione con serietà si contano sulle dita di una mano. Ecco, forse dovremmo ripartire da loro, che siano di destra, sinistra o di centro. La crisi cambierà davvero il nostro modo di intendere la politica? Se non lo farà, se continueremo ad affidarci ai dilettanti allo sbaraglio, se consegneremo ancora una volta l’Italia a persone incapaci e quindi pericolose, ce la saremo cercata. A quel punto chi avrà il coraggio di lamentarsi vada all’inferno.
Alessandro Gonzato