457.000 immobili vuoti e 8.870 famiglie in attesa di un alloggio popolare; più di 10.000 anziani in lista per essere accolti nelle RSA, una grave carenza di personale con un flusso costante di uscita di medici e infermieri dal Sistema sanitario regionale (le stime più caute indicano un deficit di 3500 medici e più di 5000 infermieri); uno dei sistemi di Trasporto pubblico locale meno cofinanziati, con una Regione che aggiunge solo 9 milioni di euro ai trasferimenti del Fondo Nazionale Trasporti, contro i 703 milioni della Lombardia, i 51 milioni dell’Emilia-Romagna e i 40milioni del Piemonte. Sono questi i numeri di una realtà preoccupante che riguarda la nostra regione, e che rischia, se non affrontata rapidamente e con strumenti efficaci, di trasformarsi in una vera e propria emergenza, minando nel profondo quello che siamo abituati a considerare come un “modello veneto” di eccellenza. Da qui, la proposta degli Assessori di Traguardi e Civici per Vicenza presentata a Palazzo Barbieri da Tommaso Ferrari, assessore ad Ambiente, Mobilità e Transizione ecologica di Verona, e da Giovanni Selmo, assessore a Istruzione ed Edilizia scolastica di Vicenza: rimodulare l’addizionale regionale IRPEF – ad oggi una delle più basse d’Italia – per rispondere ai bisogni di cittadine e cittadini, recuperando più di un miliardo di euro in dieci anni da destinare a casa, sanità e trasporto pubblico. La proposta di Base Comune è quella di recuperare le risorse necessarie con una rimodulazione minima dell’addizionale regionale IRPEF: basterebbe infatti un aumento dello 0,5% dell’addizionale solo per redditi superiori a 50.000 euro per garantire più di 100 milioni di euro l’anno di gettito, facendo rimanere il Veneto a un livello di tassazione comunque inferiore a quello di altre regioni come Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. È infatti importante ricordare che oggi il Veneto raccoglie dall’addizionale regionale IRPEF un’imposta media per abitante di 175,39 euro, una delle più basse d’Italia, per un totale di 860 milioni di euro l’anno, che grazie a questa proposta passerebbero a 960 milioni di euro, con un’imposta media di 195,76 euro per abitante comunque significativamente inferiore ai livelli delle regioni vicine: Piemonte: 369,60 euro per abitante, Emilia-Romagna: 269,63 euro per abitante, Lombardia: 236,52 euro per abitante. La rimodulazione interesserebbe circa 250 mila contribuenti, mentre 3,4 milioni di veneti resterebbero esenti. Le risorse economiche recuperate grazie a questa operazione non dovranno confondersi nel magma del bilancio regionale, ma dovranno essere vincolate esclusivamente al finanziamento delle tre progettualità inserite nella proposta. Sarà così possibile destinare fondi a progetti di edilizia popolare e di social housing in partnership pubblico-privato, per rispondere anche ai bisogni di chi oggi vive situazioni di disagio abitativo, ma non può accedere agli alloggi popolari. Progettualità di ampio respiro su tutto il territorio regionale, che includeranno processi di rigenerazione di immobili pubblici dismessi, per offrire nuove opportunità abitative senza consumo di suolo, e interventi di riqualificazione energetica per contrastare la povertà energetica. Sul fronte sanità, l’obiettivo prioritario sarà quello di rispondere all’emergenza legata all’invecchiamento della popolazione, potenziando il sistema delle RSA per garantire un numero maggiore di posti letto, e di finanziare nuove assunzioni di personale sanitario, attraverso stabilizzazioni e concorsi pubblici. Infine, il gettito raccolto con la rimodulazione dell’aliquota regionale consentirà di aumentare i fondi per il trasporto pubblico locale.