Balle di sapone. Rifiuti, i cassonetti interrati e un impianto mangiamilioni Le ciacole di Verona. Nel 2017 la promessa di un’isola ecologica a scomparsa in piazza Bra

Questo spazio è dedicato ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi di Verona che si chiedono come mai questa città sia così in ritardo su tanti aspetti, come mai noi stiamo lasciando loro una splendida città monumentale da un lato, ma anche tanti servizi che non funzionano. Per esempio, cari giovani, vi dovevamo lasciare una città più pulita mentre i rifiuti continuano a traboccare dai cassonetti con materassi, poltrone, sacchi di tutti i tipi. Ma la classe politica degli ultimi decenni ci ha venduto promesse e frottole assortite. A parole, saremmo la prima città d’Italia. Alcuni esempi? “Via i cassonetti dal centro storico. Al loro posto arriveranno le isole ecologiche interrate, nascoste alla vista dei turisti e dei passanti …”. Era marzo 2017 quando i giornali riportavano le dichiarazioni dell’allora presidente di Amia, Andrea Miglioranzi. Nulla di quanto annunciato è stato fatto. Però ora abbiamo i cassonetti intelligenti, così intelligenti che la gente lascia i rifiuti fuori in strada o intasa quelli tradizionali perché se non hai la tessera non puoi buttare la monnezza. E ci teniamo i cassonetti in bella vista sotto l’ala dell’Arena, altro che cassonetti interrati a scomparsa che abbiamo addirittura esportato come modello ancor prima che venissero realizzati, vedi un incontro pubblico a Parma con Miglioranzi. E così la raccolta differenziata stenta, eravamo tra i primi, siamo scivolati verso il fondo della classifica perché non è più stata integrata né potenziata.In tanti ci superano. Me le idee non ci sono mai mancate. Per esempio avevamo costruito un inceneritore all’avanguardia in zona Ca’ del Bue, che doveva, come promettevano i politici dell’epoca, bruciare l’immondizia e produrre calore, tanto da portare il teleriscaldamento a San Michele. Non ha mai funzionato come ci si aspettava. I forni sono stati accesi un paio di mesi giusto per rendersi conto che producevano un conto milionario (in euro) perché il rifiuto separato a monte era così povero che non sviluppava abbastanza calore e quindi si doveva integrare aprendo la valvola del gas metano. I forni sono stati chiusi subito e l’impianto ha bruciato solo centinaia di milioni e poltrone di presidenti e direttori di Agsm. Ora dovebbe essere riconvertito in un impianto green. Nel frattempo a Brescia, dove hanno costruito l’inceneritore negli stessi mesi di Ca’ del Bue ma con una tecnologia diversa, l’impianto ha funzionato sempre e ha prodotto utili. Talmente tanti che Brescia si è potuta pagare la metropolitana (e Verona aspetta ancora il filobus). Tante ciacole, tante idee che non hanno trovato le gambe per camminare. Balle di sapone…

Maurizio Battista