“Siamo di fronte a fenomeni meteorologici nuovi, il clima sta cambiando e questi sono gli effetti a cui dovremo far fronte. Piogge così come in questi due giorni si verificano ogni 300 anni. E senza i bacini di laminazione saremmo al disastro e Vicenza sarebbe sott’acqua”. Così il presidente della regione Luca Zaia ha spiegato il bilancio di questa due giorni terribile di maltempo che si è abbattuto sul Veneto e che ha visto impegnati, come ha rivelato l’assessore Bottacin, 250 vigili fuoco.
Ma se il peggio è passato e non siamo di fronte a un disastro, è grazie ai sei bacini di laminazione che sono stati subito aperti. In particolare, il bacino di Colombaretta, in provincia di Verona, zona Soave-Monteforte, è stato riempito al 100 per cento. Tutta acqua che non si è riversata nei torrenti.
“Abbiamo avuto quantitativi di acqua enormi in poche ore: 230, 240 millimetri di acqua sono caduti nel 2010 in 24 ore provocando l’alluvione tra il Veronese e il Vicentino. Questa volta i 230 millimetri sono caduti in poche ore, 5-6 ore. Per questo diciamo che è andata bene, abbiamo avuto una decina di rotture arginali (contro le 32 del 2010), alcune tratte ferroviarie ferme nel Vicentino, centinaia di abitazioni allagate: abbiamo chiesto lo stato di emergenza perché riteniamo giusto che si possano chiedere risarcimenti”.
E ha aggiunto: “Dal momento che già ieri ho siglato lo Stato di emergenza, invito i cittadini che sono stati colpiti dagli eventi a recuperare foto e materiali per attestare i danni. La raccolta documentale sarà indispensabile al fine della richiesta di risarcimento. Ho sentito il direttore nazionale del dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio al quale chiederò l’accesso al fondo di solidarietà nazionale per gli eventi di Protezione Civile”.
Venendo al dettaglio, criticità sono state registrate ad Asolo dove si sono avuti 42 mm di pioggia in mezz’ora e ci sono una quindicina di persone isolate, nella zona sono caduti fino a 80 millimetri in un’ora e mezza, a Camposampiero si è rotto l’argine per fortuna dalla parte dei campi e non dalla parte dell’abitato; in un allevamento 10 mila tacchini sono morti perché allagato, una galleria della Pedemontana si è allagata ma una corsia però sempre aperta.
“Possiamo dire che l’efficienza della macchina, insieme alle opere infrastrutturali dai bacini di laminazione alle diaframmature e ai 2.500 cantieri per difesa idrogeologica, ci hanno permesso di evitare il peggio. La situazione è stata davvero critica”.
Come attrezzarsi per il futuro visto che si ripeteranno questi eventi estremi? “Siamo la Regione con più infrastrutture idrauliche di nuova costruzione. Ma dobbiamo anche capire come cambiare i modelli previsionali”.
Un anno fa, proprio tra il 16 e 17 maggio, c’era stata l’alluvione in Emilia Romagna. Maggio sta diventando il mese più pericoloso?