Il genio di Bach sposa la danza contemporanea. La rassegna di danza del Teatro Ristori di Verona riprende, il prossimo 4 febbraio alle ore 20, con Calling Bach, una prima assoluta, una nuova grande produzione del Ristori con la MM Contemporary Dance Company, Compagnia di danza contemporanea diretta dal coreografo Michele Merola e vincitrice nel 2010 del prestigioso Premio Danza&Danza come migliore compagnia emergente. Oggi, una realtà di eccellenza della danza italiana con una consolidata attività di spettacoli su tutto il territorio nazionale.
Perché “Calling Bach”? – Calling Bach è un progetto speciale in cui danza e musica si uniscono in un rapporto di reciproca amplificazione. I ballerini danzano sulle coreografie di Camilla Monga che modellano la musica dal vivo di Cesare Picco – pianista improvvisatore, clavicembalista, compositore e scrittore e, dal 1986, autore di balletti, opere liriche, musica per il teatro e progetti speciali eseguiti in tutto il mondo – che contempera tradizione e sperimentazione. In Calling Bach, Picco si lascia ispirare dalle pagine scelte del catalogo di J.S. Bach – la sigla BWV – per disegnare, attraverso il suono del pianoforte elaborato in tempo reale dalle macchine del sound designer giapponese Taketo Gohara, un possibile nuovo prossimo futuro. E con il desiderio di riconnettersi con quelle voci e quegli “spiriti” che il genio di Bach ha donato al mondo.
Johann Sebastian Bach ha catalogato e riunito in un preciso codice tutte le voci del nostro mondo. Di fatto ha disegnato una mappa posta alla base della musica occidentale e i compositori a lui successivi hanno trovato la strada per altri suoni e altri mondi percorrendo il sentiero aperto dal genio bachiano. Oggi viviamo nella consapevolezza che questo patrimonio di suoni è parte vitale e imprescindibile per qualunque nuova direzione si voglia dare alla musica.
Calling Bach, il cast della danza – La coreografia di Camilla Monga, su cui danzano i ballerini Alice Ruspaggiari, Giuseppe Villarosa, Nicola Stasi, è concepita come un varco temporale in cui qualsiasi cambiamento o evoluzione riconduce sempre al punto di partenza e il corpo sembra essere imprigionato in un eterno presente. Il movimento dei danzatori è un gioco di specchi, un riflesso in continuo cambiamento.
«”Mettere le mani” sul genio di Bach è assolutamente una sfida – aveva raccontato Cesare Picco nella serata di presentazione della Stagione, lo scorso settembre -. Bach è ovunque, è in ognuno di noi, inconsapevolmente. Come i due pesci dell’aneddoto di Foster Wallace: loro sono immersi nell’acqua, senza saperlo. Noi respiriamo Bach in qualunque partitura e la nostra acqua è la musica di Bach. Lui ha riunito in un codice tutte le voci del nostro universo, in questa parte di mondo. Nessuno ne può più prescindere».
“Calling Bach non è solo uno spettacolo dal titolo evocativo, è, anche, una forma di concerto, in cui la danza ha un dialogo totalmente alla pari con la musica dal vivo – le parole della coreografa Camilla Monga -. Propongo un’interpretazione molto personale di Bach, lavorando sulle composizioni di Cesare Picco che è un compositore straordinario. Il mio compito è quello di trasporre nella danza le emozioni che la musica evoca e le sue composizioni sono già, per me, una drammaturgia per la danza perché individuano l’atmosfera musicale ed evocativa, narrativa, di ciò che si porta in scena’’.