Baby Reindeer tra ansia e insicurezze La chiaccheratissima serie si basa su una vicenda (ahimè) realmente accaduta

Londra, 2015.
Il ventisettenne Donny Dunn (Richard Gadd) sogna una carriera da comico ma, tra un’esibizione di stand-up comedy e l’altra, per sbarcare il lunario spina birre e pulisce i tavoli di un popolare bar di Camden. Sorriso bonario e occhi gentili, Donny è un ragazzo riservato e cordiale, ma qualcosa di lui appare da subito fuori posto: dietro i suoi occhi gentili e il timido sorriso si cela, infatti, un’anima triste e irrequieta, profondamente sconvolta da un passato mai del tutto digerito. Danny vive la sua vita in bilico, un timido passo alla volta, finché un giorno una donna eccentrica e di mezz’età non si siede al bancone del pub e, in poco tempo, sconvolge la sua vita, avvelenando e annientandola sotto ogni aspetto.
Tutto comincia con una tazza di tè: Martha (Jessica Gunning, che qui ci regala qui una delle più intense performance degli ultimi anni) si presenta a Donny come un importante avvocato, ma, allo stesso tempo, non sembra potersi permettere niente al bar. Senza pensarci troppo, Donny le offre una bevanda calda per cercare di addolcire la sua aria affranta. Quello che l’ingenuo, cordiale Donny non può prevedere, è che quel gesto di carineria a cui lui dà così poco peso sarà la prima tessera di un domino infernale lungo anni. Dopo quella prima sera, infatti, Martha si presenta al pub tutti i giorni, e quello che appare inizialmente essere un goffo tentativo di seduzione si trasforma in uno stalking estremo e asfissiante: prima le mail, poi gli appostamenti, gli agguati, la violenza fisica e psicologica.
«Perché non ha denunciato prima?», chiede perplesso un poliziotto dall’aria bonaria quando, dopo sei mesi, Donny si presenta alla centrale di polizia per risolvere una volta per tutti l’incubo che lo tiene prigioniero. E lì gli occhi di Donny si fanno grandi, un vortice di ricordi prende il sopravvento, e lo spettatore è catapultato in un passato costellato di violenza, ansia, complessi, insicurezze. E quel Donny che avevamo finora conosciuto, quello che sembrava in preda all’ignavia e a una devozione alla pazienza e alla cieca gentilezza, diventa uno profondo spaccato di sofferenza.
Arrivata su Netflix qualche settimana fa, la chiacchieratissima “Baby Reindeer” è una serie scritta, diretta e interpretata in maniera eccelsa. Allo stesso tempo, è una delle serie più sconvolgenti e disturbanti del momento, e non solo perché i fatti narrati si basano su una vicenda, ahimè, realmente accaduta. A conferire ai setti episodi che la compongono una drammaticità tangibile è che non è solo “una storia vera”: il vero Donny è infatti, Richard Gadd, l’attore che lo interpreta colui che ha ideato e scritto la sceneggiatura. Il risultato è straniante, diverso a livello emotivo da tutto quello che abbiamo visto finora: eppure, nella sua sovversiva tragicità densa di tensione e smarrimento, Baby Reindeer è una miniserie che non potete assolutamente evitare di vedere.
VOTO:10
Martina Bazzanella