ll sito di Miteni si è rivelato la sorgente della contaminazione di una vasta area che comprende diversi comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova. L’azienda, inoltre, non ha provveduto ad effettuare interventi di ripristino ambientale ma si è limitata all’emungimento della falda acquifera. È quanto emerso dalla deposizione del tecnico Arpav Roberta Cappellin – che dal 2013 ha seguito sul piano amministrativo il procedimento di bonifica della falda acquifera – incalzata nel corso dell’udienza odierna dalle domande, fra gli altri, dell’avvocato Marco Tonellotto che, con i colleghi Angelo Merlin e Vittore d’Acquarone, assiste Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi. Dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza sono intervenuti anche Sante Davide Ferrara, tossicologo di fama internazionale ed ex direttore della scuola patavina di medicina legale e Giampiero Giron, già ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Padova. I due esperti, in relazione agli studi da loro effettuati, hanno dichiarato che i Pfas, essendo per natura non inerti, producono effetti nocivi, depositandosi negli organi attraverso la circolazione sanguigna. La tossicità determina uno stato di intossicazione che può rivelarsi di differenziata gravità, da acuta, sub-acuta a cronica, quest’ultima causata da una esposizione prolungata nel tempo. Il grave inquinamento ha comportato l’imputazione di 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.