Autonomia, Zaia e Fontana separati in casa Ormai è chiaro: la data per le elezioni in molti comuni che hanno votato nel 2020 e hanno avuto la loro attività sospesa per l’epidemia di covid, viene rinviata al 2026. Cosa accadrà per la Regione Veneto? Intanto il presidente della Camera apre un altro fronte

Salvini e Zaia a Villafranca ph.Udali Renzo 328/3986252

La circolare del ministero dell’Interno è molto tecnica ma un dato è chiaro: viene rinviata al 2026 la data per il voto in molti Comuni che hanno votato nel 2020 e hanno avuto la loro attività sospesa per l’epidemia di Covid. E per le Regioni? Dopo questa interpretazione ministeriale l’ipotesi di un allungamento anche per il governatore Luca Zaia diventa molto più plausibile. Come aveva chiesto del resto lo stesso ministro Matteo Salvini, capo della Lega, per poter dar modo a Zaia di presenziare ai Giochi olimpici di febbraio 2026 da presidente della Regione in carica. Ma vediamo il dettaglio che riguarda anche il 2027. Nel Veronese, questa decisione comunicata con circolare del Ministero dell’Interno interessa 29 Comuni. I 6 che votarono nel 2020 sono Albaredo d’Adige, Bonavigo, Palù, Rivoli Veronese, Trevenzuolo e Vigasio. Qui si voterà nella primavera del 2026 invece che nell’autunno del 2025. Altri 23 Comuni andarono al voto nel 2021 e torneranno alle urne nella primavera del 2027: Arcole, Affi, Badia Calavena, Belfiore, Bevilacqua, Bovolone, Buttapietra, Cerro, Castagnaro, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Garda, Grezzana, Isola della Scala, Isola Rizza, Minerbe, Nogara, Pastrengo, Povegliano, Roveré, San Giovanni Lupatoto, San Pietro di Morubio, Tregnago, Bovolone e San Giovanni Lupatoto. Resta ora l’obiettivo più prestigioso e significativo: la Regione. E siccome la data del voto regionale lo decide la Regione stessa è sempre più probabile che dopo questa linea di indirizzo dettata dal Ministero dell’Interno che ha dato il via libera al rinvio del voto, la Regione Veneto (che andrebbe al voto nell’autunno 2025) decida di ufficializzare un Election day nella primavera del 2026 dopo i Giochi olimpici invernali Milano-Cortina. E questo è un rinnovo dal fortissimo portato politico, con il delicatissimo passaggio per il dopo Zaia. Se non ci sarà un’apertura sul terzo mandato. Perché ci sarà più tempo per Zaia di governare e completare il mandato, perché il dibattito politico per la sua successione sarà ancora più lungo e sfibrante, perché le candidature potrebbero cambiare e gli equilibri nella coalizione di centrodestra pure. Al di là dell’appuntamento olimpico, allungare il mandato quindi significa rimettere in gioco molte caselle in un quadro già di per sé complicato nel centrodestra. Dove Fratelli d’Italia scalpita dopo i buoni risultati elettorali che recentemente hanno confermato il primo posto nella coalizione e inoltre non guida neppure una Regione del Nord; la Lega non vuole mollare la presa ma deve subire anche il sorpasso di Forza Italia che diventata ormai seconda forza della coalizione pretende di esprimere un candidato per la presidenza del Veneto e rilancia Flavio Tosi. Ma un rinvio del voto alla primavera del 2026 può far gioco soprattutto a Zaia: presenterà di nuovo una lista con il suo nome? L’ultima volta ha preso un treno di voti, questa volta potrebbe ripetersi superando i partiti. Lui non potrà più fare il presidente ma il vicepresidente di un suo fedelissimo (Conte da Treviso?) questo sì. Con tanti saluti a Roma e ai partiti. MB

Ma Fontana sceglie un altro percorso. Sull’autonomia, durante gli auguri di Natale, ha proposto una strada istituzionale 

E proprio mentre il presidente del Veneto Luca Zaia può mettere in cascina un altro anno abbondante di governo regionale perché pare ormai quasi certo che si voterà nella primavera del 2026 e prosegue nel suo tour per promuovere il libro sull’autonomia, spiegando la riforma e le 23 materia che la Regione vuole dallo Stato, arriva proprio da un altro esponente leghista una doccia fredda, gelida e imprevista. E’ stato infatti il presidente della camera, il veronese Lorenzo Fontana a tornare sul tema della riforma Calderoli che è stata massacrata, come è noto, dalla Corte Costituzionale e che dovrebbe tornare in aula per un nuovo dibattito e opportune, profonde correzioni. Ma Fontana, nel corso del tradizionale scambio di auguri di Natale con la stampa parlamentare nella sala del Mappamondo di Montecitorio, ha detto chiaramente che questo percorso sarebbe solo foriero di discussioni e complicazioni perché per fare chiarezza sul rapporto tra Regioni e Stato e delimitare il perimetro delle competenze e delle materia che si possono trasferire, occorre mettere mano alla Costituzione. Insomma, tutto un altro percorso istituzionale, parlamentare e costituzionale, che porta la riforma dell’autonomia differenziata su strade ben diverse da quelle indicate, volute e spiegate da Zaia. Ha detto infatti Fontana, nell’incontro ufficiale con la stampa: “È necessaria una riforma costituzionale del Titolo V per chiarire le materie di competenza dello Stato e quelle delle Regioni”. Perché, ha spiegato, la legge proposta dal ministro Calderoli e che è stata in buona parte demolita dalla Corte Costituzionale che l’ha rimandata al parlamento per le correzioni, “si incanala sulla riforma costituzionale del Titolo V fatta nel 2001. Una riforma che forse poteva essere fatta meglio”. Quella riforma voleva individuare le materie di competenza delle Regioni e quelle dello Stato; vennero messe a fuoco 23 materie concorrenti sulle quali appunto si basa ora la riforma Calderoli, proprio quelle che Zaia reclama perché le vorrebbe tutte, dall’istruzione alla protezione civile, dalla sanità alle materie economiche. Al punto da scriverci un libro. Fontana invece ritiene che sarebbe da ripensare tutta questa vicenda e, se non ripartire da zero, comunque sistemare a monte il tema costituzionale. “Io per il futuro non vedrei male se qualche movimento politico o qualche maggioranza volesse riformare, mettere mano alla Costituzione chiarendo quali sono le materie che rimangono allo Stato, quali alle regioni: 23 sono attualmente le materie concorrenti. Ora diventerà ancora più complicato il lavoro per il futuro perché non si prevedono più materie ma funzioni e quindi qualcosa a livello costituzionale va cambiato, ricalibrato rispetto a una riforma che c’è stata. Si potrebbero risparmiare tante discussioni che ci saranno” con il ritorno in Parlamento della legge Calderoli dopo la sentenza della Consulta. Una presa di posizione chiara da parte di Fontana, da sempre vicino al segretario leghista Salvini e che prefigura una divisione all’interno della Lega su questo tema, tanto che molti osservatori interni al movimento politico (e non solo) ritengono che sul tema dell’autonomia differenziata Zaia rischia un insidioso isolamento proprio all’interno del suo partito. E lasciare sempre più solo Zaia in questa battaglia per la riforma Calderoli sull’autonomia, dal momento che gli altri vertici della Lega si smarcano per un altro percorso istituzionale, potrebbe avere come obiettivo proprio l’indebolimento del governatore in vista delle nuove elezioni regionali. Se sfumasse il traguardo dell’autonomia che sembrava a portata di mano (e teniamo conto anche dell’ipotesi di un referendum), Zaia alle prossime elezioni sarebbe ancora così forte? mb